Economia e Welfare

ITALIA: I CONCORSI PUBBLICI COSTANO MILIONI DI EURO E CHI E’ LAUREATO VIENE TAGLIATO FUORI

I concorsi pubblici, costano 100 milioni di euro al mese, alle tasche dello Stato. Non solo, i sindacati sono sul piede di guerra perché sostengono che tagliar fuori chi non è laureato sarebbe discriminatorio. E su come potrebbe andare a finire non si possono nutrire particolari dubbi, se è vero che il Tar aveva già bocciato la regola del bando che poneva come limite minimo per l’ammissione un voto di laurea non inferiore a 105. Il fatto è, hanno spiegato gli studiosi Cristina Giorgiantonio, Tommaso Orlando, Giuliana Palumbo e Lucio Rizzica in un ‘Occasional paper’ della Banca d’Italia, che il sistema dei concorsi italiani fa acqua da tutte le parti, fornendo un contributo fondamentale allo scadente livello della nostra burocrazia.

Intanto “le caratteristiche strutturali del sistema di reclutamento non sembrano adeguatamente favorire l’ingresso dei candidati migliori“. E poi i costi, non trascurabili. Il 45% di chi affronta un concorso studia almeno cinque mesi senza lavorare. Per poi finire magari invischiato in un groviglio inestricabile di ricorsi. Costi così elevati possono scoraggiare “i candidati più capaci e con migliori prospettive di mercato“. Con il risultato di avvantaggiare “coloro che hanno più tempo da dedicare alla preparazione della prova, generalmente i non occupati. Nostre analisi“, argomenta il dossier, “mostrano che la probabilità di superare un concorso dipende in maniera sostanziale da quest’ultima variabile piuttosto che dall’abilità del candidato“. Non bastasse, le prove sono basate su quesiti nozionistici, facendo passare in secondo piano altre valutazioni importanti, quali per esempio le motivazioni personali. Si è calcolato che il “costo opportunità” per il Paese sopportato nel 2014 per 280 mila partecipanti ai concorsi pubblici abbia superato il miliardo e 400 milioni. Più di cento milioni al mese, e per trovarsi spesso e volentieri con un pugno di mosche in mano.

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