Un altro anno scolastico si è chiuso.La democrazia necessita di continua manutenzione per non farla scadere a ritualità. Gli insegnanti hanno un compito gigantesco che il ruolo gli assegna. La fatica e la sfida dei bravi insegnanti è sotto gli occhi di tutti. Insegnanti italiani sempre più poveri rispetto agli altri paesi europei.Peggio di noi fa solo al Grecia. Qui si è pagata la crisi con il blocco degli stipendi. C’è una grande questione salariale per i nostri insegnanti che hanno una funzione di educatore e formatore. L’imperversare dei media, il modello culturale dei social, la pluralità delle fonti non sempre attendibili, insieme alla crisi dei tradizionali canali educativi trasmettono una sensazione di disorientamento e di incertezza che porta a valorizzare il ruolo e la funzione dell’insegnante nel cui lavoro sono richeste innanzitutto doti umane.Io vorrei un pò bacchettarli quando esagerano con i compiti a casa. Studiare più ore non comporta necessariamente risultati di apprendimento migliori. Bisognerebbe rendere più efficaci i tempi di apprendimento a scuola.Scriveva don Lorenzo Milani:”“È solo la lingua che rende uguali. Uguale è chi sa esprimersi e intendere l’espressione altrui.”
Ma anche il ruolo dei genitori deve cambiare,sia nei riguardi dei figli che nei confronti degli insegnanti. Molte cose non sono solo “abilità caratteriali”,ma relazionali,di responsabilità.
Sul “Venerdi” de La Repubblica,qualche settimana fa, lo scrittore Michele Serra risponde alla lettera di un lettore piemontese, Teresio Asola. Il padre ringrazia i docenti del figlio, che in agosto partirà per la Cina per un anno di studi per “aver alimentato la fiamma del sapere e la voglia di diventare adulti autonomi e responsabili: grazie per non aver reciso, ma irrobustito e incanalato il filo dei loro sogni”. La risposta di Serra è emblematica: “non aggiungo nulla alla lettera come segno di risarcimento nei confronti di insegnanti tormentati e oppressi da genitori lagnosi e iperprotettivi, che producono molto spesso figli lagnosi e iperprotetti. Viva la scuola che incredibilmente resiste, e lo fa per esclusivo merito degli insegnanti che resistono…”
L’insegnante ogni giorno deve sperimentare,scoprire questa prevaleza del cuore sulla mente,dell’affettivo sul cognitivo e sa che non è possibile nessun sapere se esso non viaggia su una frequenza che stabilisce una comunicazione nuovadialogica,,non effimera,non virtuale,ma umana. Questo fa crescere i nostri ragazzi,non i compiti,i voti,il diplomificio.Il discorso sulla scuola incute soggezione come pochi altri, tanto delicato e intricato è il rapporto tra la responsabilità degli adulti e la caotica fatica di chi sta crescendo, e crescendo sbanda e impara, sbaglia e riparte.La politica deve fare la sua parte,la politica deve fare di più.