In questo libro Matteo Renzi parla della difficoltà di cambiare le cose ma anche dell’orgoglio di provarci. Degli errori e dei passi falsi ma anche dei risultati ottenuti e delle sfide aperte. Racconta aneddoti inediti dei mille giorni a Palazzo Chigi ma anche le proposte politiche per l’Italia dei prossimi anni, dalla battaglia per cambiare l’Europa all’introduzione dell’assegno universale per i figli; dal numero chiuso per l’immigrazione agli investimenti in cultura e periferie; dalla lotta per il lavoro alla sfida ambientale e ai progetti di bonifica del paese.
Nessun ‘golpe di palazzo’ (che, anzi, è una ‘fake news’), ma soltanto un’operazione di democrazia interna, “giusta per il Pd e per il Paese”. Anche perché, spiega Matteo Renzi nel giorno dell’uscita del suo nuovo libro, il governo di Enrico Letta “era bloccato” e, dunque, quel cambio “a livello politico ha smosso l’Italia”. In serata è arrivata su Twitter la replica di Letta. “Reazioni a Renzi? A volte #silenzio esprime meglio disgusto e mantiene distanze. Ho deciso di non guardare indietro ma avanti. Non cambio idea”, ha twittato l’ex premier.
“Triton era un passo in avanti che non è stato compiuto perchè altri Paesi non hanno accolto il numero migranti che si erano impegnati ad accogliere”. Lo ha detto Matteo Renzi alla presentazione del suo libro Avanti. “O c’è solidarietà sempre o non c’è mai”, ha aggiunto il leader Pd, assicurando “pieno sostegno all’azione del governo, del presidente del Consiglio e del ministro degli Esteri che curano questa partita”. “Perchè – ha detto ancora – i migranti sono responsabilità dell’Italia? Perchè c’è un regolamento, Dublino del 2003, governo Berlusconi, che impone al primo Paese in cui il migrante arriva di averne la responsabilità. Nel 2015 l’Italia conferma il principio perché non può cambiarlo ma mette insieme il principio che altri Paesi devono accettare una quota di relocation”.
“Nel libro si parla di immigrazione: la mia è una proposta complessiva, ribadisco il concetto ‘aiutiamoli a casa loro’, questo significa non essere ipocriti e lavorare al numero chiuso, perché in Italia non possiamo accoglierli tutti”. “Se l’Europa non fa la sua parte nell’accoglienza ai migranti, noi non facciamo più la nostra parte nel dare i soldi. O c’è solidarietà sempre o non c’è solidarietà mai, naturalmente – ha aggiunto – pieno sostegno al governo, al presidente del Consiglio e ai ministri dell’Interno e degli Affari Esteri”. E ha spiegato: “Sullo ius soli non c’è alcuna divisione tra l’azione del Pd e quella del governo, non c’è oggi e non ci sarà fino alla fine della legislatura. Il governo deciderà se mettere la fiducia, noi la voteremo e il Pd sarà rispettoso delle decisione del governo”.
Ma Renzi al Maxxi ha parlato anche di economia. “Quello sul Fiscal Compact è uno dei punti che abbiamo messo nel programma delle primarie: noi diciamo di fare una verifica e nel merito diciamo che questa verifica è negativa. L’atteggiamento di austerity non aiuta l’Europa a crescere. Nei prossimi mesi discuteremo il perche’ con gli esperti. Noi del Pd siamo contrari all’inserimento del Fiscal Compact nei trattati”, ha aggiunto.
Poi spazio all’autocritica tornando sui provvedimenti relativi alle banche: “Se avessimo avuto una struttura nostra a Palazzo Chigi avremmo lavorato meglio anche con la Banca d’Italia. Non decidemmo una struttura di missione come per la scuola e la difesa del suolo, forse avremmo potuto migliorare alcuni dei testi usciti. La vicenda ormai si è chiusa, io dico solo che abbiamo chiesto la piena collaborazione istituzionale senza creare un team ma forse con il senno di poi…”. “La famosa vicenda delle 4 banchette l’avremmo fatta in modo diverso”, ha aggiunto.
Il segretario del Pd da spazio anche ai punti più discussi del libro: i restroscena sulla fine del Patto del Nazareno, relativo a un accordo tra Berlusconi e D’Alema manifestato dal leader FI nel vertice con Renzi. “Non vedo cosa c’entri D’Alema. Ho riportato nel mio libro un incontro tra sei persone, e D’Alema non partecipava. Vedo che lo ha smentito, D’Alema, ed è curioso visto che non c’era. E’ come se smentissi che Rosato oggi fa un incontro con i deputati al quale non partecipo. Non possiamo smentire le cose fatte da altri. Quanto a passato e futuro, l’accordo era sulle regole istituzionali non su governo. Il governo votato da Berlusconi e’ stato quello di Letta e Monti, ma non ha mai votato la fiducia a un mio governo e sfido chiunque a dire che l’accordo non fosse sulle regole”, aggiunge il segretario Pd che archivia quell’episodio parlando di “pagine che sanno di passato”.
E sul suo futuro politico chiarisce: “Dal giorno dopo in cui mi sono dimesso, c’è la costante sottolineatura che Renzi vuol tornare a Palazzo Chigi. Qualche partito della maggioranza ha detto che ci sono complotti di Renzi per tornare lì. Mi sono dimesso e do una mano a Gentiloni che lavora bene. Cosa succederà per il futuro? Lo decideranno gli italiani”. “Io – ha aggiunto – volevo smettere davvero, l’esperienza umana è stata meravigliosa, io non sono di quelli che escono con il broncio, non posso che dire grazie. Cosa succederà in futuro lo decideranno gli italiani, gli elettori. L’obiettivo è portare il mio partito a coinvolgere più persone possibile”.