“Io sono socialista, sono diverso dai popolari!”. S’infervora Gianni Pittella, capogruppo S&D al Parlamento europeo, nell’afa di una torrida serata di luglio a Roma. La sala dell’enoteca in cui l’europarlamentare viene invitato ad analizzare la crisi del socialismo europeo è calda, nonostante i condizionatori. Non è la temperatura, però, ad accendere l’eurodeputato. È la premura di uscire dalla “trappola mortale” in cui il Pse si è cacciato: “Pensare che oggi il dualismo sia tra europeisti e non”, e in quest’ottica continuare nell’abbraccio con i popolari in diversi Paesi dell’Ue.
Pittella vuole riportare lo scontro politico sull’asse destra-sinistra, perché “quando la sinistra fa la sinistra e la destra fa la destra, i vari Grillo e i Salvini arretrano, mentre avanzano quando destra e sinistra si mettono insieme”. Non è un caso che l’esempio riguardi l’Italia. Il messaggio è infatti indirizzato anche al segretario del Pd, Matteo Renzi. Il politico lucano lo mette in guardia dall’idea di coalizioni che guardano a destra. “Io le alleanze le farei con la sinistra”, dice. “Sono contro la grande coalizione, l’ho rotta al Parlamento europeo”, rivendica.
Quindi bisogna andare allo scontro con i popolari. Ad esempio sul Fiscal compact. Quando si discuterà se e come trascriverlo nei Trattati, “la posizione dei socialisti deve essere che il Fiscal compact così non va, serve almeno la ‘regola d’oro’ per gli investimenti”. Pittella sa che ci sarà una forte opposizione all’idea che la spesa pubblica per investimenti sia scorporata dal calcolo del deficit. “Ci sarà una battaglia campale e sanguinosa tra noi e Scheauble”, il ministro delle finanze tedesco, prevede.
Sarà una disputa nella quale il leader degli eurodeputati socialisti dubita di trovarsi al fianco il presidente francese Emmanuel Macron. Dalla chiusura sui migranti all’idillio con la Germania di Angela Merkel, intuisce che il capo dell’Eliseo non sarà un alleato su cui contare per le battaglie del Pd in Europa. “Fatico a pensare che Renzi starà dalla stessa parte di Macron”, rivela Pittella. “Anzi”, precisa, “secondo me non ci starà”.
Uno dei banchi di prova sarà la posizione del presidente francese sulla governance economica europea. Se sarà o meno tra quelli che considerano “l’austerità come il bacio della morte”. L’europarlamentare del Pd lancia la sfida: “Facciamo un ministro delle Finanze europeo”, ma sia “interno alla Commissione, non quell’istituzione esterna che vuole Scheauble, una sorta di gendarme che bacchetta i peccatori”.
Per Pittella deve invece poter gestire “un vero Bilancio europeo”, oltre che la “fiscal stance” (l’orientamento di politica fiscale) dell’Eurozona e avere a disposizione lo strumento degli “eurobond”. Per riuscire a ottenere tutti questi tasselli, secondo l’esponente dem, l’Italia dovrebbe riuscire a farsi guida di un fronte dei Paesi membri del Sud. Anche perché, dice, non si può “pensare che l’asse franco-tedesco riesca a guidare l’Europa a 28 o a 27”.