Incendi, la catena di responsabilità
Quello di queste ore è un bollettino di guerra. Incendi vengono segnalati da ogni parte della Campania. Soprattutto Napoli e la sua provincia sono letteralmente bersagliate. Per ultimo, quello delle rampe della tangenziale di Napoli. Prima ancora, Giugliano. Il Vesuvio. Roghi di sterpaglie che diventano incontenibili. Rifiuti abbandonati e dati alle fiamme. Combustioni dolose, il più delle volte. O anche piccoli focolai sottovalutati che, a causa del vento e della siccità, poi diventano giganteschi e devastanti.
Su tutti, come detto, il Vesuvio, il gigante che da ormai dieci giorni è dilaniato dalle fiamme. Prima, pochi, sottovalutati roghi, già dieci giorni fa, come i fuochi che si vedevano anche da Napoli. Poi, l’emergenza, a metà settimana. Poi, ieri e oggi, nuove fiammate con addirittura rischi per le case e i cittadini.
Uno scenario drammatico, da brividi, che lascia tutti interdetti per la violenza ma soprattutto per l’inerzia disarmante dei livelli istituzionali. Si legge il bollettino dei roghi e ci si chiede dove siano le autorità, cosa stiano facendo, e perché le loro azioni non sembrino adeguate rispetto alla portata della situazione.
La relazione tenuta dal Ministro Galletti, ieri, in Aula a Montecitorio ha fatto un’analisi fredda dei numeri ma non ha indicato né cause né progetti. Sembra la fotografia di uno Stato bloccato.
Ho chiesto, fin dai primi giorni, dopo il grande rogo della Circumvallazione esterna a Giugliano, con una interrogazione, un intervento deciso del Governo. A maggior ragione, va chiesto adesso, con un dramma che cresce.
Va dichiarato lo stato di emergenza.
La quantità di roghi ha le caratteristiche di un assedio. Non solo il Vesuvio, ma anche gli Astroni, Pozzuoli, Camaldoli, Posillipo, Giugliano, il Vomero ieri, e l’area nord di Napoli. Sono andati distrutti ettari di vegetazione e soprattutto si rende l’aria, ormai, in tutta la città metropolitana, irrespirabile. Il Governo nazionale, la Regione, le autorità devono lavorare d’intesa, insediando un tavolo speciale, con azioni mirate e coordinate, partendo dall’inevitabile dichiarazione di stato di emergenza.
Poi arriverà anche il momento di riflettere su responsabilità e contesti. Per le prime, non intendo solo quella dell’individuazione di chi ha materialmente appiccato i fuochi. Ma di tutta la catena di controllo e gestione, che evidentemente è saltata. Qui è chiamata in causa l’inesistente manutenzione boschiva, l’assenza di controllo del territorio, la carente capacità di rispondere agli allarmi in tempi rapidi, in modo da contenere i danni, da spegnere le fiamme prima che diventino ingovernabili. Vanno individuati i nodi di una gestione che con tutta evidenza ha mostrato crepe e disservizi.
Non può finire così. Spegniamo le fiamme, mettiamo in sicurezza i territori, garantiamo i cittadini. Ma poi indaghiamo a fondo colpe penali e responsabilità gestionali e politiche. Se non facciamo luce oggi, rivedremo le fiamme domani. E non potremo più sorprenderci.
Michela Rostan, deputato Art1