Più di 350 mila processi dalla durata irragionevole, quasi 3 mila detenuti in più negli ultimi 12 mesi, troppa custodia cautelare nonostante le nuove leggi, 15 mila detenuti che potrebbero andare in misura alternativa e 61 morti dall’inizio dell’anno, di cui 27 suicidi. Sono i dati aggiornati sul carcere contenuti nel Pre-Rapporto 2017 sulle carceri di Antigone, presentato questa mattina alla Camera dei deputati. Tra i detenuti italiani, 5.473 sono nati nelle 7 regioni del Nord, mentre 10.029 sono di origine campana, 7.253 vengono dalla Sicilia, 4.179 dalla Puglia, 3.669 dalla Calabria, 2.644 dal Lazio. In termini assoluti, diminuiscono i reclusi di origine lucana, friulana e valdaostana. Le donne sono il 4,2% (2.285) del totale della popolazione detenuta: 49 sono quelle madri che vivono in carcere con 58 bimbi sotto i 3 anni di eta’. I figli dei detenuti che vivono fuori dal carcere sono invece 24.795, di cui 5.449 stranieri
Dati aggiornati, rispetto all’ultimo rapporto presentato dall’associazione qualche mese fa, che mostrano ancora una volta un sistema penale italiano in difficoltà. A iniziare dal numero dei processi penali pendenti che al 31 marzo del 2017 erano 1.547.630, mentre dal 1992 a oggi, sono circa 25 mila casi di ingiusta detenzione che complessivamente sono costati allo stato 630 milioni di euro. Per questo, spiega Antigone, “più che intervenire sull’allungamento dei tempi di prescrizione bisognerebbe ridurre il numero di reati con una massiccia depenalizzazione, a partire dalla questione droghe. Ciò, liberando energie e risorse umane, aiuterebbe il contrasto alla criminalità organizzata e ai crimini dei potenti”.
Il tasso di sovraffollamento è al 113,2% e in pochi anni, se la percentuale restasse questa, l’Italia tornerebbe ai livelli che costarono la condanna da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Ma quali sono le ragioni della crescita del numero dei detenuti? “Da una parte – spiega Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – il numero enorme di processi penali pendenti. Oltre 1,5 milioni di cui più di 300 mila dalla durata irragionevole e quindi prossimi alla violazione della legge Pinto. I tempi lunghi dei processi influiscono sull’eccessivo ricorso alla custodia cautelare che continua a crescere arrivando all’attuale 34,6%, quando solo due anni fa era al 33,8%. Dall’altra c’è il fatto che si registra un cambiamento anche nelle pratiche di Polizia e giurisdizionali, effetto questo della pressione dell’opinione pubblica a partire da casi eclatanti”.
In prigione si va quasi sempre per i soliti motivi, spiega il dossier. In cima alla lista ci sono i reati contro il patrimonio (31.883 detenuti sono dentro anche per questo motivo, di cui 8.929 stranieri), contro la persona (22.609 di cui 7.006 stranieri), violazione della legge sulle droghe (19.752 di cui 7.386 stranieri), violazione di quella sulle armi (10.072), reati contro la pubblica amministrazione (7.854), associazione a delinquere di stampo mafioso (7.048, di cui soli 95 stranieri). Tra i detenuti, sono circa 15mila quelli che devono scontare una pena residua inferiore ai tre anni e che potrebbero acceder a una misura alternativa, “se non ci fossero paletti normativi e ostruzioni della magistratura di sorveglianza”, sottolinea l’associazione. Intanto, al 30 giugno 2017, secondo Antigone “sono 42 mila circa i detenuti in misura alternativa alla detenzione o sottoposta a misura diversa da quella carceraria”. Tra questi quasi 14 mila quelli in affidamento in prova al servizio sociale, 10 mila circa in detenzione domiciliare e soli 808 in semilibertà. Ben 9.678, infine, sono sottoposti alla messa alla prova.