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ACHILLE DELLA RAGIONE, L’uomo che conosce ogni vicolo di Napoli:Con una doppia laurea in Lettere e in Medicina, organizza visite guidate in città

Si definisce “ uno spaccone”e notando la mia sorpresa aggiunge “al massimo”.
Nonostante la sua dichiarazione, che si traduce in una singolare comunicativa, Achille della Ragione è anche altro. Per oltre tre decenni ha esercitato la professione di medico ginecologo, in seguito, dopo aver dato alla stampa oltre cinquanta volumi e oltre mille articoli, si è dedicato con grande sapienza alla pittura e all’arte in generale, argomento prediletto di molti dei suoi scritti. Generoso e versatile, con un esordio appena poco più che ventenne al “Rischiatutto” di Mike Bongiorno che per poco non vinse, è l’organizzatore di visite guidate nella città tanto amata della quale si vanta – e tutti dicono sia vero – di conoscere ogni strada, ogni vicolo, ogni quartiere, ogni piazza. Ed è tra un’iperbole e una narrazione, un ricordo e una battuta, che ha luogo l’intervista.

Vuole cominciare dal principio e raccontarmi come è cominciata la sua storia?
«Sono nato a Napoli in una famiglia unita e dai ruoli ben definiti, secondogenito di un fratello. Ero un bambino curioso che voleva apprendere e per questo già a dieci anni girava per tutte le strade della città, socievole, studioso e abbastanza sportivo, talmente intraprendente da fittare, a soli cinque anni, i “Topolino” così come alle Scuole medie organizzavo il Calcio-scommesse».
Perché tutta questa intraprendenza?
«Il denaro mi ha sempre attirato anche se poi l’ho saputo tenere a debita distanza».
Come e perché scelse di studia studiare Medicina?
«Perché in quegli anni i medici facevano tanti soldi ed io volevo diventare miliardario pur decidendo a cinquanta anni di lasciare tutto per fare il filosofo… Cosa che ho fatto. Nonostante due specializzazioni e anche una Laurea in Lettere».
Chi l’ha aiutata di più?
«Ho perso mio padre quando avevo solo quindici anni perciò ho dovuto fare tutto da solo. Il dolore ha inciso non poco nella mia vita, solo mia madre mi ha aiutato. Lei ha contato più di tutti. Per la professione poi mi sono fatto tutto da solo. In Medicina nessuno vuole insegnare niente, il mestiere l’ho rubato».
Se ha fatto la gavetta quanto ha contato?
«Ho fatto una carriera velocissima perché mi sono specializzato in un tema molto discusso come l’aborto, per il quale ho introdotto il metodo Karma che, all’epoca non era permesso e sconvolse tutti. Ne ho fatti sessantamila, oggi è consentito in Ospedale!».
Non si è mai sentito ai margini?
«Sì qualche volta».
Non ha mai vissuto il senso della paura?
«Non dei risvolti legali ma alcune volte di avere problemi legati allo svolgimento del lavoro».
È ambizioso?
«Certo, ambiziosissimo, e ritengo che l’ambizione sia il motore del mondo così come la vanità. Sono molto vanitoso per l’intelligenza e la cultura, non certo per l’aspetto fisico».
Quanto ha contato per lei la cultura?
«Senza cultura non si va avanti ed è basilare per chi deve essere la guida. Nel 1968 il crollo della scuola ha segnato la caduta della nostra società. La cultura, più dell’intelligenza, ha fatto la differenza perché fa affrontare le problematiche indirizzando al futuro».
Un suo progetto qual è?
«Sono gravemente malato al cuore e con il cuore in pochi attimi ma, se avessi un tumore sarei molto afflitto… Non sono credente anche se molto affezionato alla Chiesa di Villanova».
In che cosa crede?
«L’unica cosa che funziona è il cervello».
L’ironia c’entra in tutto quanto mi sta dicendo?
«È la mia forza ma faccio le battute sulle cose vere. So che non scoccio e non sono pedante».
Non facendo più il medico che cosa fa?
«Da quindici anni faccio lo scrittore e ogni anno organizzo ogni sabato quaranta visite guidate in musei, chiese e monumenti. Dall’età di tredici anni ho contratto la malattia-mania di scrivere ai giornali. Ho visto pubblicate duemila mie lettere e trecento “ al Direttore”. Ho anche centoquarantamila indirizzi mail!».
Un rimpianto ce l’ha?
«No. Spero di poter vivere ancora quel tanto per fare qualcosa per Napoli».
In linea di massima è soddisfatto di quanto ha fatto e di quanto fa?
«Ho vissuto i miei primi settant’anni e allora? Vorrei un bel funerale…ho già la nicchia pronta. Sono uno spaccone, anche una cosa piccola la faccio diventare grande».
Ha più amici o più nemici?
«Nemici ne avrò ma ho un numero sconfinato di amici. Per i miei settanta anni ho dovuto fare tre feste per poterli invitare tutti».
Com’è… vuole dirmelo?
«Moralista per la famiglia, sono contro le separazioni e i divorzi, penso che lo sfascio sia dovuto a questo. Sono sentimentale e non accetto il crollo della famiglia».
In che cosa crede?
«Credo in una mente suprema».
Un ricordo bello qual è?
«La mia partecipazione al Rischiatutto. Avevo 24 anni, ero un capellone con la barba e rispondevo sui “PremiNobel”. Raddoppiai ma finii secondo! Ho il ricordo di Mike Bongiorn, grande professionista, e delle gambe di Sabina Ciuffini».
Cosa le piace fare?
«Camminare per le strade di Napoli e anche leggere su Napoli e le sue storie in compagnia degli amici».
Napoli cos’è per lei? È una città grandiosa e fortunata: dal futuro incerto Una bella forza non le è mancata, e da dove la prende?
«La prendo dentro di me anche se lentamente si sta esaurendo. Il mio coraggio è stato quello di infischiarmene sempre delle istituzioni e dire sempre la verità».

Nel capitolo Achille medico e scienziato abbiamo accennato che quando, nel 1972, il nostro eroe doveva scegliere l’argomento della tesi di laurea si rivolse al professor Iacono, titolare della cattedra di psicologia, proponendo di trattare dei fenomeni paranormali. Il docente rimase stupito e candidamente dichiarò che non aveva alcuna competenza della materia. Inoltre sconsigliò vivamente questa decisione, salvo che, in sede di discussione il candidato non avesse provocato fenomeni di levitazione, facendo ballare la cattedra e sbalordendo gli esaminatori. Come abbiamo visto Achille si orientò su una tesi più ortodossa in clinica medica, ma perchè desiderava tanto approfondire un capitolo della parapsicologia? Per via di due memorabili sedute spiritiche, che ci accingiamo a raccontarvi.
Siamo nel 1970, io con Leandro eravamo riusciti ad acchiappare sulla spiaggia due bone colossali, Valeria e Paola (fig.1) ed a convincerle a trascorrere la serata con noi. Era un giorno feriale, quando i pochi night di Napoli, dallo Stereo alla Mela, fino al glorioso Damiani, celebre per i suoi lenti check to check, erano rigorosamente chiusi. Naturalmente sarebbe stato inutile invitarle al cinema o a mangiare una pizza, perchè l’assenza di un contatto inguinale ravvicinato non avrebbe favorito un prosieguo penetrativo come era nei nostri propositi.
Ci venne un’idea: coinvolgiamo il nostro amico Gianfilippo (fig.2), proprietario all’epoca di una splendida villa (fig.3) a via Tasso ed organizziamo una seduta spiritica, durante la quale, con l’aiuto di Gennaro, il suo maggiordomo, ricchione quanto abilissimo, contavamo di produrre effetti paranormali, in grado di spaventare le fanciulle, che, impaurite avrebbero cercato conforto e coraggio tra le nostre braccia.
La luce si fece fioca, mentre noi ci sistemammo su un tavolo rotondo e creammo una catena unendo le mani distese con le dita allargate (fig.4) Leandro cominciò a recitare con voce squillante formule magiche e ritornelli esoterici, fino a quando cominciarono a manifestarsi i primi fenomeni: porte che sbattevano, soffi di vento sul viso, le luci che si accendevano e spegnevano, fino a quando il buio totale dominò la scena e le fanciulle terrorizzate si buttarono tra le nostre braccia, che le accolsero volentieri, mentre le mani, premurose, coccolavano i ridontanti seni.
Da cosa nasce cosa, diceva saggiamente Totò ed anche nel nostro caso gli avvenimenti ebbero un epilogo favorevole, con le ragazze esauste, che chiesero di potersi riposare in un letto per riprendersi dallo spavento e per chi ben conosce l’effetto rilassante e nello stesso tempo prorompente del titillamento clitorideo l’esito finale è facilmente intuibile: una coniuctio in piena regola, alla quale non partecipò Gianfilippo, perchè da Valeria e Paola vennero presero in considerazione solo misure extra large.
Dopo l’amplesso ci congratulammo con Gennaro, il cameriere, per la efficace coreografia messa all’opera e grande fu la meraviglia, soprattutto mia, quando apprendemmo che lui attendeva ancora l’ordine di cominciare dal padrone di casa. Leandro pensò che i fenomeni fossero stati provocati da lui che, anche altre volte aveva manifestato proprietà di medium. Una boiata pazzesca.
Da quella sera scaturì in noi la voglia di ripetere l’esperienza in un ambiente qualificato ed anche Valeria e Paola, dopo essere state possedute biblicamente, furono prese dal demone della conoscenza e vollero approfondire… l’argomento in nostra compagnia.Identificammo a Roma un circolo: il club Navona 2000, nel quale ogni sera un famoso medium, Fulvio Rendell (fig.5) teneva 2 sedute spiritiche e senza indugio partimmo con le ragazze alla volta della città eterna.
Si cominciava intorno alle 21, i presenti, 70 – 80 circa, non tutti interessati a partecipare alle due sedute che si svolgevano. Ogni volta 9 persone scelte dal medium tra tutti coloro che alzavano il dito.
Non fummo prescelti per la prima, nella quale non capitò niente di interessante, ad eccezione di una giovane e piacente signora che, staccatasi dal tavolo, si sistemò spalle a terra, mettendo in mostra un seducente reggicalze come quelli che si usavano un tempo e sculettò per alcuni minuti, gemendo vistosamente. Terminato lo stato di trance affermò che era stata posseduta da Rasputin ed aveva raggiunto due volte l’orgasmo. Mi rammaricai di non aver colto l’occasione al volo, impersonando il monaco rivoluzionario e soddisfacendo i lubrici desideri della vogliosa signora.
Venne poi il secondo turno, per il quale fummo convocati io, Leandro e Valeria; con noi anche Paolo Villaggio.
Ci sedemmo guardandoci maliziosamente negli occhi. Il medium cominciò la sua cantilena: angeli neri, angeli rossi etc (fig.6). Il tavolo dopo poco iniziò a traballare, ma noi energicamente lo bloccammo. Passò poco meno di un minuto ed il tavolo cominciò a muoversi di nuovo in preda ad un’energià contro la quale non si poteva opporre alcuna resistenza. Tutti rimanemmo incollati con le mani sulla sua superfice, mentre esso si spostava per tutto il salone. alla fine, dopo molti minuti di girandole, riuscimmo a staccarci, mentre il tavolo andò a posizionarsi contro il soffitto, tra lo stupore di tutti gli spettatori.Questo straordinario evento peserà vistosamente sui miei interessi. Per anni compulserò avidamente libri sull’argomento: dalla telepatia alla telecinesi, dalla levitazione al poltegeist. Arriverò a possedere oltre 400 libri di parapsicologia, che raddoppieranno quando, come ho accennato nel capitolo sulla mia biblioteca, acquisirò i volumi di quel medico appassionato della materia.
Ancora oggi, ogni tanto, alterno nelle mie letture, all’arte e alla filosofia, spiritismo ed esoterismo.
Voglio concludere il capitolo accennando a 3 incontri fortuiti che ho avuto negli anni con l’argomento.
Il primo, con la pranoterapia, fu osservare la prodigiosa guarigione di una mia amica, Anna Maria, figlia di un ricco ingegnere, da una grave patologia invalidante agli arti inferiori, contro la quale avevano combattuto invano i massimi specialisti d’Europa e che fu risolta in poche sedute da Andalini (fig.7) con studio ai colli Aminei.
Il secondo fu l’incontro, nel salotto culturale di mia moglie Elvira, con Giorgio di Simone (fig.8), medium e responsabile del centro di parapsicologia di Napoli, che spiegò all’uditorio di aver perso nel tempo tutte le sue facoltà, un fenomeno comune ai sacerdoti abilitati a guarire gli indemoniati colpiti da esorcismo.
Infine il terzo, pochi anni fa, con Ilena (fig.9), una splendida ragazza di origine capoverdiana, conosciuta ad una festa, la quale, se toccata nella parte superiore del corpo, infliggeva una scossa elettrica di notevole entità. Anche i seni, come ebbi modo di constatare, introfulando una mano rampante nella sua scollatura abissale, irradiavano una scarica da scoraggiare qualunque tentativo di conqusta.
Mi assicurò che la parte inferiore, dalla cintola in giù, non irradiava alcuna energia e mi invitò ad esplorare entrambi gli orifizi, ma, non per codardia, ma unicamente per preservare alle esponenti del gentil sesso un organo così prestigioso, mi astenni da ogni tentativo.

 

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