Sempre più uomini, donne e bambini viaggiano in condizioni disastrate su barche molto lontane da
qualsiasi norma di sicurezza per fuggire da una realtà di fame e disperazione, parecchi non arrivano
a destinazione perché muoiono o in mare o sulle barche, ma chi arriva cosa si vede offerto da un
paese che già per i suoi ha poco da offrire? I fortunati ricoprono lavori che ormai gli italiani non
vogliono fare più, come il raccolto nei campi, a paghe che sono molto al di sotto del minimo
salariale, senza alcuna sicurezza contro gli infortuni, facendo qualsiasi lavoro sfiancante, anche
sotto il sole cocente di queste giornate d’agosto. Quelle che hanno la peggio sono le donne che
spesso, se di bella presenza, vengono indotte alla prostituzione, andando incontro a tutte le malattie
sessualmente trasmissibili, tra le peggiori l’HIV, per guadagnare un pezzo di pane, perché ciò che
loro guadagnano dal lavoro va in prevalenza ai loro “protettori”. Ma gli italiani cosa pensano di
questa situazione? Sono divisi in più opinioni: quelli che dicono: “rubano il lavoro ai nostri
giovani” poi ci sono quelli che: “portano le malattie” poi , dulcis in fundo, ci sono i peggiori, che
costituiscono la maggioranza, dicendo: “prendono 35 euro al giorno senza fare niente” , ignorando
che quei 35 euro destinati per quei pochi “fortunati” che sono collocati nei centri di prima
accoglienza, per fornire loro i beni di prima necessità, quali:vestiario, cibo e materiale per l’igiene
personale , quindi non sono soldi che vanno nelle loro tasche. Il sunto di tutto questo degrado , non
solo di risorse, ma peggio ancora culturale, è che nella società attuale, che Baumann ha definito
liquida, proprio perché manchevole di certezze quali: il lavoro, la casa, la salute ecc.; l’essere
umano, che dovrebbe stringersi in una catena solidale , si comporta come l’Hobbesiano “Homo
omni lupus”, che verso i migranti si manifesta attraverso un razzismo che amplifica le ferite che
loro portano dalla loro storia di vita, facendo maturare in questi soggetti contestualmente
vulnerabili, patologie psichiche che spesso lasciano danni irreversibili.
Mariarosaria Di Fusco