Franz Werfel ci introduce con il suo libro dal titolo, “Piccoli amori” nella vita di Hugo, che ha appena 11 anni, e si trova a Praga, città mai nominata ma descritta nelle parole del libro, per i nobili edifici medievali, i cortili, il «Parco delle lepri», le fontane, il fiume greve e sonnolento, i ponti in pietra e ferro che lo attraversano tra i quali, quello più vecchio, bellissimo, irrigidito nel dolore «dei suoi gruppi di statue incatenate nella luce bruna o argentea». Hugo, lo si incrocia nel letto della casa signorile acquistata dal padre, ateo, collezionista d’arte forse perché ha avuto una dopo l’altra la scarlattina e la difterite, e talvolta le malattie producono nel corpo degli improvvisi mutamenti, sente un vero e proprio rigoglio fisico dentro di sé: il sangue che corre più forte nelle vene, la debolezza la forza rinnovata del respiro. Legge il piccolo, è la sua più grande passione. Ma qualcosa accade nella sua vita: l’arrivo della terribile educatrice, Miss Filpotts, una donna severa e grigia, ha lasciato improvvisamente la casa, e i suoi genitori l’hanno sostituita con una nuova istitutrice che si chiama Erna. La ragazza bella dei sui venti anni , è l’opposto di Miss Filpotts. Lei non lascia Hugo nemmeno un istante: lo deve lavare, cambiare, deve controllare che mangi, e la notte, poiché è alloggiata nella stanza contigua, deve lasciare la porta aperta per cogliere ogni suo respiro. Il primo bagno mattutino è per il piccolo Hugo sensazionale: sentire le mani vigorose e morbide di Erna sulla sua pelle quando gli friziona il petto e le braccia, sentire la «nube profumata» che lo avvolge provoca in Hugo una vera e propria estasi di benessere e di piacere. E, pur non sapendolo, il ragazzino ammalato si innamora perdutamente dell’ istruttrice. L’autore entra nella psicologia dell’adolescente, nei suoi turbamenti, in quello spazio fragile e oscuro, lasciandolo in se stesso come indefinito. Con quanta sapienza sposta la sua educazione sentimentale a una educazione più completa e profonda della vita.