In un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, l’eurodeputata del PD, Cecile Kyenge ricorda “il carattere del tutto volontario del codice di condotta per le ong, che non è e non potrà mai essere legge, ne eliminare il diritto a dissentire da parte di alcune organizzazioni. Chi deve essere posto sotto accusa oggi è chi gestisce il traffico di esseri umani”.
Ho voluto attendere alcuni giorni prima di intervenire sul nuovo codice di condotta proposto alle ONG dal Governo italiano. Ho voluto osservare la sua applicazione e le sue conseguenze. C’è chi ha firmato e chi no. C’è chi non ha firmato perché contrario ai propri principi, principi che impediscono di accogliere armi a bordo se non quando si rende necessario. C’è anche chi però quelle parti del codice che si rifanno al diritto del mare le applica comunque.
Vorrei ricordare il carattere del tutto volontario di questo testo, che non è e non potrà mai essere legge, ne eliminare il diritto a dissentire da parte di alcune organizzazioni. Non dimentichiamolo. Chi deve essere posto sotto accusa oggi, sedere sul banco degli imputati è chi gestisce il traffico di esseri umani, che, incurante della vita di uomini, donne e bambini, lucra sulla morte e sulle nostre divisioni, mentre eroi, uomini e donne delle nostre forze armate, operatori volontari di organizzazioni senza scopo di lucro, ogni giorno salvano centinaia di esseri umani.
Nonostante le accuse che periodicamente vedo muovere contro le ONG, vorrei ricordare che non può esserci condanna senza illecito. Non si possono generalizzare le accuse. Chi sbaglia paga, anche le Ong, ma ciò che regola l’accesso ai porti, il comportamento in acque internazionali e il salvataggio di esseri umani è il diritto del mare, che sancisce prima di ogni altra cosa il dovere di soccorso verso quegli esseri umani che si trovano in pericolo. Un diritto di rango costituzionale in tutte le democrazie moderne.
Chi si comporta secondo la legge, anche se non sigla il codice di condotta, non può essere ritenuto alla stregua di chi la viola. La legalità è un principio che vale a due sensi, anche per chi deve farla rispettare. Una forza progressista come è il PD, non può prescindere da questo. Il diritto, la legge viene prima di ogni altra cosa, anche per chi deve farla rispettare. È ciò che rende una democrazia tale. In questo concetto, insieme a quello di uguaglianza e salvaguardia dei diritti, è racchiuso il senso profondo, le fondamenta morali, etiche e giuridiche di ciò che come forza politica progressista ci proponiamo di difendere. Principi ai quali non dobbiamo e non dovremmo abdicare, anche in tempi difficili come quelli che stiamo attraversando. Fermiamo chi lucra sulla morte, non chi difende la vita.
Cecile Kyenge ,Europarlamentare PD