Il filo di Arianna del percorso teatrale è l’esaltazione del viaggio amalfitano attraverso mondi lontani, con l’incontro di lingue e religioni diverse: storie di viaggiatori abbagliati dalle tinte calde dei deserti, che evocano l’Islam e ricordano le barbarie delle Crociate, la supremazia della flotta della Repubblica Marinara e i suoi traffici in terre distanti. Amalfi, splendidamente ingioiellata e ornata di favolosi damaschi, racconta il suo passato e i suoi giorni pregni di echi arabeggianti.
Lo spettacolo riflette il tempo del più famoso titolo del nostro territorio “Il Ducato di Amalfi” dal 1 settembre 839 al 1400 circa. La storia viene teatralizzata mettendo in scena la parola, la musica, i gesti ed affidando ad essi il dialogo con il presente, ossia la capacità di andare oltre il tempo. Il “luogo” si trasforma in palcoscenico dove si accende l’anima e dove i colori e le sensazioni avvolgono l’uomo nella sua identità. Il periodo storico deputato è ricchissimo di musica in cui la stessa non presenta, però, la funzione evocativa e rievocativa dello spirito, che noi moderni le attribuiamo. Il medioevo si trasfigura ed allontanandosi dall’idea restrittiva di musica “intrattenimento/sollazzo” si è ricercata una fusione tra sonorità antiche ed effetti estremamente moderni.