di Monica Paolino
Noi scafatesi nutriamo verso il fiume Sarno odio e amore, eppure non ci arrendiamo per allontanare l’odio e far prevalere l’amore.
È quello che ho maturato, a poco a poco, nel corso di un decennio, quando, non ancora consigliere regionale, accompagnavo mio marito a cena con il Gen.Jucci e con grande spirito di abnegazione ci invitava a fare il possibile, pur di recuperare I 37 milioni di euro per finanziare la rete fognaria e I 200 milioni circa per il Grande Progetto Sarno. Proprio lui, ci spiegó, come, queste due grandi opere, avrebbero da un lato, messo in sicurezza le comunità attraversate dal fiume e, dall’altro, ri-innescato il processo di disinquinamento del fiume. Ce lo descrisse proprio cosí, con estrema semplicità, a suo dire una questione meccanica, come gli ingranaggi di un orologio. Da lí, con una speranza nel cuore, sono iniziati viaggi, serate, ragionamenti, tavole rotonde al Ministero dell’Ambiente, per trovare una soluzione al ‘problema’ o ai problemi connessi al fiume. L’incidenza delle neoplasie, le allergie, gli allagamenti, I danni alle attività commerciali a causa dell’acqua alta decine di centimetri, il tanfo insostenibile…
Dopo dieci anni di lotte, dopo un lavoro
caparbio e deciso, che ci ha portato a trovare le risorse necessarie in Europa,
questo governo regionale, senza alcuna visione di insieme e senza una regia puntuale e chiara delle opere in itinere e da realizzarsi, sta buttando all’aria tutto il lavoro fatto.
I lavori per la rete fognaria, ad esempio, procedono a rilento. In via della Resistenza, ogni intervento è stato interrotto in attesa che la Gori proceda sulla rete idrica, al fine di collegare la nuova rete fognaria con quella già esistente, nel tratto tra le scuole e il cavalcavia. Lavori che andrebbero effettuati prima dell’inizio delle scuole, per evitare I disagi che potrebbero determinare.
Stessa sorte per I lavori relativi al collettore sub 1, avviati grazie al continuo dialogo con il governo Caldoro e oggi impantanati in assenza di una regia e di un coordinamento. La liquidazione di Arcadis, ente attuatore di questi progetti, ha influito negativamente sulla loro realizzazione, essendo scomparso anche l’unico interlocutore diretto con l’impresa esecutrice dei lavori, che oggi lavora in completa autonomia.
Tutto questo rischia di bloccare una delle opere di urbanizzazione piú importanti per la nostra città, oltre ad arrecare un danno irreparabile alla comunità.
Nessuna speranza – e lo dico con le lacrime agli occhi – invece, sembra esserci per il Grande Progetto Sarno. Non sono serviti a nulla I ricorsi vinti al Consiglio di Stato, le discussioni accese nelle commissioni con l’assessore Cosenza, la recente delibera di giunta che ci da ragione sugli interventi da farsi. Questo governo regionale, pur avendo approvato I 4 lotti in conferenza di servizi, non ha nessuna intenzione di appaltarli. Il motivo? Non vuole inimicarsi alcuni sindaci contrari alle vasche di esondazione. Morale della favola, il miracolo dei 210 milioni ottenuti dalla Comunità Europea rischia di dissolversi, rispedendo il finanziamento in Europa. Scafati e altri comuni limitrofi si allagheranno ogni qualvolta pioverà. Questo è quanto.
Ecco perché mi sto attivando per realizzare un report dettagliato sullo stato dell’arte dei lavori iniziati e di quelli che potrebbero iniziare, ma continuano ad essere ostacolati dalla miopia di chi, non vuole risolvere il problema, ma accontentare I singoli. Per fare ció chiederó la collaborazione della commissione speciale di inchiesta ‘Terra dei fuochi, bonifiche ed ecomafie’, al fine di dare un input a chi governa oggi la regione e per dare informazioni piu precise a tanti cittadini che al riguardo vorrebbero saperne di piu.
Veder realizzati questi progetti, per cui abbiamo profuso cosí tante energie è la grande sfida dei prossimi anni per la città. Non è una battaglia di parte. È la battaglia di un’intera comunità, da condurre con rabbia, lucidità e competenza.
Nessuno ha diritto di esprimere giudizi violenti su quanto è stato prodotto, soprattutto se non si conosce ciò che si è fatto. Dalla conoscenza, peró, possiamo ripartire. Il sogno che ho nel cuore, insieme a tanti cittadini, non può svanire cosi. Deve diventare realtà. Ed io non mi arrendo.