nell’incontro di ieri con i sindacati Il governo ha proposto uno sconto di sei mesi ad un massimo di due anni per circa quattromila lavoratrici al fine di anticipare l’uscita verso la pensione, usufruendo così del trattamento denominato “Ape social” fino al raggiungimento dell’età della vecchiaia. Potranno sfruttare questa opportunità tutte quelle donne appartenenti ad una specifica categoria, di seguito elencata: si tratterà quindi di disoccupate, disabili o persone impegnate nell’assistenza di parenti invalidi (coniuge, genitori o figli), oppure di lavoratrici che svolgono alcune mansioni considerate faticose. Nel primo caso il requisito contributivo scenderebbe da 30 fino a 28 anni, nel secondo da 36 a 34. La stima di 4 mila uscite anticipate aggiuntive rispetto alla situazione attuale è emersa nel corso della discussione al ministero del Lavoro, sulla base di quanto indicato dallo stesso ministro Giuliano Poletti. Su circa 40 mila domande di Ape social presentate allo scorso 15 luglio quelle relative a lavoratrici erano poco meno di 12 mila: l’obiettivo è arrivare ad una quota del 40% ovvero a circa 16 mila, a parità di richieste complessive.
Questa proposta fatta dal governo però non convince molti di esponenti di Cgil, Cisl e Uil il quale commentano così “Siamo ancora in un quadro di incertezza, abbiamo chiesto di esplicitare le risorse a disposizione sulle modifiche all’Ape social per le donne e non c’è stata data nessuna risposta“. Quindi, Al di là dell’Ape social, le tre confederazioni non gradiscono la resistenza passiva del governo su un un’altra questione, l’aumento di cinque mesi di tutti i requisiti in forza dell’adeguamento alla maggior aspettativa di vita, che dal 2019 dovrebbe portare l’età della vecchiaia a 67 anni. Concretamente, l’alleggerimento del requisito contributivo per l’Ape sociale dovrebbe favorire le donne impegnate in alcune delle mansioni faticose in cui è più rilevante la presenza femminile: maestre d’asilo innanzitutto, quindi infermiere e addette ai servizi di pulizia. Nell’incontro di ieri sono stati trattati anche altri temi. Il governo ha confermato l’impegno a ripristinare dal 2019 la rivalutazione quasi piena delle pensioni in essere, applicata per scaglioni e non per fasce di reddito. In questi anni in cui del resto la dinamica dei prezzi è stata limitata o nulla è stato applicato un meccanismo di recupero parziale.