Si chiude con soddisfazione dei protagonisti istituzionali – governo, Comuni e Regioni – il braccio di ferro sul riordino del settore dell’azzardo, durato oltre un anno e mezzo. Un ambito, quello delle slot e delle vlt, che l’anno scorso ha registrato in valore una raccolta di 49,4 miliardi. Anche per questo il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, ha definito questo “un risultato importante”, senza nascondere però le difficoltà degli ultimi mesi. Soddisfatto anche il presidente dell’Anci Antonio Decaro e il suo omologo alla Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, che ha parlato di “uno spartiacque importantissimo perché avvia un’azione di contrasto alla ludopatia e al contenimento del gioco d’azzardo”.
«Un’intesa in larga parte non condivisa». Non ha incontrato il favore delle associazioni che si battono contro l’azzardo e assistono chi si ammala di ludopatia, l’accordo raggiunto ieri in conferenza Stato-Regioni. Per la Consulta nazionale antiusura, il cartello “Insieme contro l’azzardo”. la Caritas, il Movimento No Slot e le associazioni Alea, And e Vita/SlotMob, nel testo resiste una «inaccettabile reticenza»: non si utilizza mai il termine «azzardo» ma si preferisce la «grottesca espressione» “gioco pubblico”.
«È un “particolare” rivelatorio della credibilità che i cittadini potranno dal canto loro attribuire ai decisori pubblici», si legge in una nota delle associazioni. Che «si riuniranno per esaminare con precisione analitica le implicazioni istituzionali e sociali dello scenario che si apre ora», prosegue il comunicato. «Nel frattempo – sottolinea il presidente della dalla Consulta nazionale Antiusura monsignor Alberto D’Urso – da parte dei membri delle Fondazioni antiusura in Italia, continuerà l’ascolto e la vicinanza alle vittime dell’azzardo e dell’usura; sarà intensificato il dialogo con le agenzie educative, in particolare con le famiglie, il mondo della scuola, con le associazioni che combattono l’azzardo e anche con le istituzioni. L’intesa raggiunta con le Regioni e l’Anci – aggiunge – non riguarda certo un “gioco pubblico”, ma una pratica di massa di gioco d’azzardo promossa a vantaggio dei privati mediante una concessione dallo Stato».
Sul ruolo delle società che gestiscono l’azzardo, insiste anche Carlo Cefaloni del Movimento SlotMob, che non vede quell’«inversione di tendenza» rivendicata dal sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta. «L’unico modo per arginare la preoccupante e pericolosa diffusione dell’azzardo – ricorda Cefaloni – è togliere la gestione alle società commerciali che, come unico obiettivo, hanno il loro profitto».
Sull’eccessivo potere delle aziende insiste anche il direttore della Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti, che ricorda come tocchi alla politica e non al mercato «governare» il sistema. «È necessario – aggiunge – lavorare per mettere al primo posto la tutela della salute delle persone, soprattutto delle più deboli, prime vittime dell’azzardo. I cui effetti devastanti sui singoli e sulle famiglie, noi raccogliamo a valle della filiera».
Una (molto) leggera apertura all’intesa arriva, infine, da don Armando Zappolini, presidente della Cnca, il Coordinamento delle comunità di accoglienza. «L’accordo è un primo passo ma ancora non basta», dice don Zappolini. «Per arrivare a una riduzione importante del consumo di azzardo – aggiunge – è necessario che lo Stato decida di guadagnare molto meno dei dieci miliardi che si è portato a casa soltanto nel 2016».