Questa volta si riparte dal Mattarellum, ma al rovescio , e cioè con circa il 64 % dei seggi attribuiti con metodo proporzionale , e il restante 36 % con collegi uninominali a maggioritario.
Pare che sia questa la proposta base di legge elettorale su cui si è trovata una maggioranza che va dal Pd alleati di governo , fino a passare per Forza Italia , Lega e Fratelli d’Italia.
Va ricordato che l’8 gennaio fu approvato un emendamento alla proposta Fianum a firma Biancofiore-Fraccaro, con votazione a scrutino segreto, che poi successivamente fece saltare l’intesa per l’aprovazione finale.
In quell’emendamento il Fianum al primo articolo afferma che i collegi sul territorio nazionale sono 231: il testo originario parlava di 225 proporzionali con distribuzione proporzionale a cui si sarebbero aggiunti quelli del Trentino Alto Adige uninominali maggioritari.
Adesso il Pd Propone che quei 231 seggi saranno uninominali maggioritari (36%), mentre i restanti 399 saranno proporzionali (64%). In questo modo si supererebbe il tema posto da Pd e Svp, non facendo slittare il calendario legislativo.
Pare evidente che il tema principale è come articolare la parte proporzionale, ed è qui che si gioca l’asse con gli altri partiti, in primis con Forza Italia orientata per un secco “no alle preferenze”.
In caso di inserimento di liste sub – regionali, bisogna ricordare che c’è il vincolo posto dalla sentenza della corte costituzionale n°2 del 2014, e forse si potrebbero recuperare i 100 collegi dell’Italicum disegnati dal Governo Renzi per il solo Senato.
No secco del M5S e i grillini ribadiscono la loro armonia verso un sistema proporzionale puro e la loro avversione per i collegi uninominali definendo la proposta non garantista per una eventuale maggioranza per formare un governo perché senza un premio di maggioranza.