“Sapevo che cercavano nuove idee per dare slancio ad alcune aree della Reggia così ho azzardato: creare un luogo unico fondendo l’antico, con il contemporaneo. L’idea è piaciuta e siamo partiti”. Pia Lauro, napoletana, storica dell’arte, 34 anni, laureata in Cultura ed Amministrazione del Beni Culturali presso la Federico II di Napoli, con alle spalle il LUISS Master of Art, presso il LUISS Creative Business Center di Roma, oggi curatrice di ‘Room Service’, la collettiva di street art, allestita nelle Retrostanze del Settecento all’interno della Reggia di Caserta, che racconta: “Durante i primi sopralluoghi ho scoperto che queste erano stanze di passaggio, gli abitanti della Reggia vivevano in queste aree momenti intimi, di relax, passando da un ballo, ad incontri che avevano al centro la politica internazionale dell’epoca. Così ho pensato ad un tema. Mi piaceva l’idea di creare un luogo di disvelamento del rapporto tra reale e realtà. Ogni individuo rielabora eventi storici, politici, fenomeni culturali e sociali, senza riuscire mai ad afferrarne la realtà oggettiva. Reale e realtà, due termini unici che in italiano sono usati come sinonimi, ma che in inglese, sono due distinte parole” aggiungendo che “Naturalmente ho scelto personalmente gli artisti che ‘creano’ qui. HaloHalo, Lucamaleonte, Rero, Sbagliato, 2501 hanno proprie esperienze, un proprio vissuto e si esprimono in maniera unica. Così ciascuno ha elaborato il tema in maniera personale, inoltre, pur essendo conosciuti a livello internazionale, li ho preferiti tutti under40. Perché? La street art è molto cambiata nel tempo, ho scelto cinque linguaggi differenti, ma tutti si confrontano con l’arte contemporanea, disegnano in strada ma anche nelle gallerie”, . La mostra è stata poi arricchita dall’installazione del musicista Salvatore Prezioso, una bolla sonora che registra e rivela la storia invisibile passata e presente delle Retrostanze, che spiega così: “La reazione di chi fa tappa nelle Retrostanze? Eterogenea C’è stato grande entusiasmo da parte degli addetti ai lavori, nonostante l’azzardo. Per me era fondamentale mostrare grande rispetto per queste stanze, costruire un ‘dialogo’ tra street art e l’architettura del ‘700. Proprio per alimentare e far crescere questo connubio, ho voluto lasciare le finestre aperte, così da sposare le opere contemporanee con il palazzo vanvitelliano”. La napoletana infine ha concluso che: ” In generale è anche divertente scoprire le reazioni dei visitatori alcuni restano piacevolmente sorpresi, altri preferiscono storcere il naso e andare altrove. L’arte è così”.