Lo Ius Soli ormai ci fa sentire tanto…soli nel constatare ancora una volta come una riforma che potrebbe aprire definitivamente all’integrazione, possa spaccare un paese su decisioni che gravano su quasi 1 milioni e mezzo di minori stranieri che vivono e risiedono in Italia da tanto tempo. La riforma non sa da fare, poiche’ tra i tanti esponenti politici di varie fazioni, la Lorenzin di Ap, nonche’ Ministra della Salute e grande sostenitrice dello Ius Soli sostiene che al momento non ci sono i numeri e “va portato come primo atto della prossima, perché è una norma che deve agevolare percorso di integrazione“. E’ ormai uno scialbo ricordo il passaggio alla camera della riforma nel 2015 ; faranno festa gli esponenti della Lega di Salvini, “se provano a iniziare a pronunciare la parola ius soli blocchiamo il Parlamento”. E se non basta bloccarlo dentro lo blocchiamo fuori” e dei cinquestelle, un po meno i democratici ma cio’ che si percepisce dalla questione e’ la forte preoccupazione del maledetto..consenso politico. E’ inutile girarci intorno, tra quel che resta dei partiti e cittadini c’e un forte condizionamento legato al consenso politico, con la forte preoccupazione dei primi, di una certa successiva destabilizzazione di poltrone al momento di future elezioni.
Gli ultimi casi di cronaca (vedi lo stupro di Rimini in cui coinvolti erano minorenni stranieri) hanno pesantemente condizionato gli umori dei cittadini e…le braghe di alcuni esponenti politici che ricordiamo hanno fatto passare questa riforma alla camera nel 2015, per poi inabissarsi nelle incertezze di una manovra che sconvolgerebbe e disarcionerebbe secondo alcuni lo zoccolo italico. E’ sicuramente una questione delicata, poiche’ se vogliamo dirla tutta, al di la’ di falsi buonismi ed isterismi di primo vagito, l’Italia e’ pronta all’accoglienza, con tante associazioni di volontariato sempre in prima linea per l’emergenza, ma dal punto di vista burocratico procedurale ci sono tantissimi laissez Faire e immobilismi istituzionali che provocherebbero un grandissimo raccordo anulare di emozioni contrastanti con forti disagi di varie fasce sociali.
STRATEGIE COMUNICATIVE CHE RICORDANO L’ENTRATA NELL’ UNIONE EUROPEA
Una vera occasione mancata questo Ius Soli, certamente penalizzata anche fortemente dalla comunicazione dei media e dalle istituzioni; la strategia della preoccupazioni, degli allarmismi di distruzione della “specie italica” con l’inserimento dei “nuovi italiani” senza le dovute informazioni di cosa realmente spiega la riforma, ricorda in modo esplorativo e inquietante le contrastanti comunicazioni istituzionali Prodiane dell’ epoca anni ’90 in merito alla nostra entrata in Europa con la moneta unica, con nonnetti italici completamente in disarmo su nozioni di politica economica e spiegazioni del governo e Media volutamente confusionarie su cosa realmente rappresentasse la nostra entrata nel mondo unico monetario. Se domandassimo in questo determinato momento agli italiani cosa voglia dire e cosa rappresenti la riforma dello “Ius Soli”, potremmo farci tante domande e darci tante risposte, rimanendone delusi nella nostra intelaiatura morale e sentenzialista. La riforma e’ bene ricordarlo introdurrebbe due nuovi criteri rispetto allo “ius sanguis” del ’92, appunto il diritto legato al territorio cioe’ il famoso “ius soli temperato” e il diritto legato all’istruzione “ius culturae“.
Lo “Ius soli” puro prevede che chi nasce nel territorio di un certo stato ottenga automaticamente la cittadinanza: Lo ius soli “temperato”presente nella legge presentata al Senato prevede invece che un bambino nato in Italia diventi automaticamente italiano se almeno uno dei due genitori si trova legalmente in Italia da almeno 5 anni. Se il genitore in possesso di permesso di soggiorno non proviene dall’Unione Europea, deve aderire ad altri tre parametri:
– deve avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale;
– deve disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge;
– deve superare un test di conoscenza della lingua italiana.
L’altro modo per acquisire la cittadinanza è quella del cosiddetto ius culturae, e passa attraverso il sistema scolastico italiano. Potranno chiedere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico (cioè le scuole elementari o medie). I ragazzi nati all’estero ma che arrivano in Italia fra i 12 e i 18 anni potranno ottenere la cittadinanza dopo aver abitato in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico