Apre sabato 14 ottobre la prima personale di Laura Giardino che nella mostra “Laura Giardino. Out of Field” espone sedici tele inedite, in cui il linguaggio della pittura si mescola a quello della fotografia e del cinema.
Curata da Marina Guida ed esposta al PAN Palazzo delle Arti di Napoli fino al 7 novembre, la mostra accoglie i visitatori in un’atmosfera perturbante: colori acidi e antinaturalistici, prospettive incongrue, figure umane in luoghi urbani o domestici, quotidiani, desolati suggeriscono che ad essere centrale nel lavoro della Giardino è ciò che è out of field al di là della nostra capacità percettiva.
Il progetto, promosso dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, è realizzato in collaborazione con la galleria AREA\B di Milano.
I suoi personaggi non sono mai al centro dell’immagine, sono piuttosto spinti ai margini o raccontati attraverso qualche dettaglio inatteso. Nell’opera FLOOD08,per esempio, un paio di gambe femminili adagiate su un materassino da mare sbucano da una camera: ma non è il pavimento quello su cui il materassino si poggia, bensì una distesa d’acqua che ha inondato l’appartamento di cui ormai sono riconoscibili solo pochi elementi.
La sintesi grafica che caratterizza lo stile dell’artista milanese non stempera la sensazione di straniamento che lo spettatore prova Guida nel catalogo che accompagna la mostra: “Nell’osservare le opere di Laura Giardino, la prima parola che affiora alla mente di un attento osservatore è quella che scelse Sigmund Freud per il suo famoso saggio del 1919 “Das Unheimliche”, il perturbante. L’ambiguità semantica di questo aggettivo sostantivato, composto da due termini dal significato opposto – “heim” casa, ciò che è conosciuto, accogliente, rassicurante, e “heimlich” nascosto, sconosciuto, inquietante – ben si adatta all’ambivalenza delle sensazioni che suscitano le tele di Laura Giardino“.