Giornata di festa nazionale in Spagna all’ombra della crisi istituzionale più grave vissuta dal paese dalla fine della dittatura franchista. Re Felipe VI e il premier Mariano Rajoy assistono in Paseo de la Castellana a Madrid alla tradizionale sfilata militare, cui parteciperanno 3.800 soldati e uomini della Guardia Civil e della Policia Nacional, e 78 aerei. Al ricevimento a Palazzo Reale sono attesi fra gli altri tutti i presidenti delle comunità autonome spagnole, meno Carles Puigdemont e Inigo Urkullu.
Il premier Mariano Rajoy ha attivato oggi la procedura per l’applicazione dell’articolo 155 della costituzione, che consente di sospendere di fatto l’autonomia catalana e destituirne il presidente e i ministri. Rajoy ha lanciato un ultimatum. Entro lunedì alle 10 del mattino Puigdemont deve chiarire se ha effettivamente dichiarato o meno l’indipendenza, attentando all’ unità della Spagna. Entro giovedì dovrà “rettificare”. Altrimenti Rajoy chiederà al senato di attivare ‘l’arma atomica’ del 155.
Il premier spagnolo, ha finalmente ceduto alle mille pressioni che si sono esercitate su di lui dopo il duro discorso di rea notte scorsa, dopo il pronunciamento di Puigdemont, Rajoy ha concordato la mossa con il leader socialista Pedro Sanchez. In cambio Sanchez ha ottenuto l’accordo di Rajoy per l’avvio di una riforma della costituzione che cerchi di offrire una nuova sistemazione istituzionale alla Catalogna.
La prima risposta di Puigdemont all’ultimatum di Rajoy è stato un nuovo appello al dialogo, “senza condizioni”, con Madrid. Il portavoce del Govern Jordi Turull ha avvertito che la risposta di Barcellona all’applicazione del 155 potrebbe essere la proclamazione immediata della Repubblica come esige l’ala sinistra dello schieramento secessionista, la Cup, delusa dal ‘rinvio’ annunciato da Puigdemont.