Guardare avanti, parlare al paese e non al ceto politico. All’indomani della festa per i 10 anni del Pd, guastata da molte assenze e critiche, Matteo Renzi è già oltre: martedì salirà sul treno con il quale attraverserà 100 piccoli comuni italiani, dalle zone terremotate fino alla Puglia dove sabato incontrerà mille giovani dem. E’ vero che i giochi politici entreranno nel vivo solo dopo l’approvazione del Rosatellum, forse già questa settimana con la fiducia al Senato, ma la coalizione intorno al Pd sembra ancora una chimera, tra Carlo Calenda che si sfila da ogni progetto elettorale, Giuliano Pisapia molto critico e Ap ferma in attesa dell’esito del voto in Sicilia. A guastare il clima dentro e intorno al Pd, oltre ai mancati “inviti” eccellenti e relative defezioni per la festa all’Eliseo – da Romano Prodi ai leader della minoranza – è stata la sicurezza, poi in parte smussata, con cui il leader dem ha affermato che sarà lui il candidato premier a prescindere dalla coalizione che si coagulerà intorno al Pd. “Perché esista una coalizione è necessario condividere un programma, un leader e paletti sulle alleanze altrimenti diventa una mera alleanza elettorale in cui qualcuno pensa di comandare da solo”, è l’altolà del portavoce di Campo Progressista Alessandro Capelli.