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Viaggio all’interno del volontariato in carcere: La testimonianza di Franco Esposito, Cappellano a Poggioreale

Tante le Associazioni che a Napoli si occupano di volontariato penitenziario. Iniziamo questo viaggio con la testimonianza di Don Franco Esposito.
Nato nel 1960 e ordinato Sacerdote nel 1988, Don Franco è attualmente Cappellano al carcere di Poggioreale ed animatore dell’Associazione “Liberi di volare”.
Di recente viene pubblicato “Liberi di pregare” una guida spirituale, ma anche un diario dell’anima che Don Franco ha preparato per i detenuti e per coloro che con essi si incontrano (parenti, volontari, polizia, professionisti, ecc.). In questo libro si evince l’amore che può nascere nei confronti dei detenuti lavorando a stretto contatto con loro.

La pastorale carceraria vuole coinvolgere la Comunità Cristiana in un percorso di attenzione verso la realtà del carcere, inoltre vuol far sentire il detenuto parte della famiglia della Chiesa locale, attraverso iniziative e cammini di fede. Il vero protagonista è l’intera Comunità Cristiana, non il singolo. Purtroppo, oggi, l’impegno è ancora limitato perché la comunità è insensibile e indifferente al mondo penitenziario.
Il cammino di fede nel carcere, inoltre, può essere utile per iniziare un percorso di redenzione del detenuto, ma è importante che il lavoro continui anche al di fuori per far sì che, sebbene in un contesto di libertà, l’ormai ex detenuto riscopra la legalità.

Il volontariato deve essere soprattutto un ponte tra dentro e fuori ed è molto importante che le varie associazioni che operano in questo settore si organizzino in rete, tenendo sempre presente, però, che il volontariato non può sopperire alle negligenze delle Istituzioni. I Sacerdoti ed i volontari sono le prime figure che il detenuto incontra appena arrivato in carcere, spesso ancor prima di incontrare gli educatori, quindi il detenuto si aggrappa a queste figure e ripone in loro tutte le proprie speranze. Durante la detenzione nasce il bisogno di sentirsi ancora accettati da qualcuno, è importantissimo che venga data al detenuto un po’ di fiducia, ed è proprio attraverso le varie iniziative ed attività proposte dai volontari che le persone ristrette all’interno delle carceri iniziano a sentirsi parte di un qualcosa.

Tanti sono i progetti che la comunità “Liberi di volare” propone: tra questi troviamo laboratori di scrittura creativa, laboratori di artigianato, creazione di un giornalino, attività di catechesi, ecc.
L’impegno e la passione di Don Franco sono sempre al primo posto nella sua attività, tanto da scontrarsi anche con le Istituzioni. Nel 2015 scrisse una lettera aperta all’Assessore al welfare del Comune di Napoli, Roberta Gaeta, dove richiedeva fortemente l’introduzione della figura del Garante dei diritti dei detenuti (ricoperta oggi da Samuele Ciambriello) che non era stata ancora istituita. Inoltre è costante la denuncia dei disagi che vengono vissuti negli Istituti di pena: in primis il sovraffollamento, ma anche la mancanza di attività, di momenti di aggregazione e socializzazione oppure il problema del vitto (Poggioreale, ad esempio, ha solo due cucine, di cui una sola serve il vitto per 2000 persone, ed il cibo quando arriva nelle celle è immangiabile, tonnellate di cibo vengono gettate ogni giorno).

Don Franco afferma che se lo Stato volesse dare un aiuto concreto dovrebbe superare l’idea che il carcere, così com’è, risolva realmente i problemi legati alla delinquenza, bisognerebbe investire in comunità e strutture che riabilitino il reo e non che quest’ultimo venga “parcheggiato” in una cella a far nulla, inoltre, così facendo, potrebbe anche essere risolto il problema del sovraffollamento.

 

 

 

 

Flavia Capriello

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