Marco Aime e Gustavo Pietropolli Charmet narrano in “ La fatica di diventare grandi“, la società odierna costellata dalla mancanza dei riti di passaggio e di come oggi siano poche le possibilità dove un adolescente può rendere il passaggio all’età adulta. Nascere e crescere in una società liquida non ha certo facilitato questa importante occasione evolutiva, anzi ne ha ridotto il numero e per certi versi anche l’importanza. Viviamo in un’epoca in cui, non solo in Italia, non solo in Europa, non solo in Occidente, le città sono sempre più pensate alla stregua di luoghi d’intrattenimento:la città è organizzata in funzione del divertimento e dello shopping, e prevede un’animazione che non conosce soste, come usa dire h24. Mentre fra padri e figli non esistono gerarchie, confini, limiti di ogni sorta, i figli fanno i genitori e i genitori si divertono a fare i figli. Al posto del classico rapporto di subalternità, compare cosi una condizione più complice e paritaria, che in alcuni casi si trasforma in vera e propria amicizia. Il pare o la madre sono amici anche i migliori amici del padre, perdono autorità o molte volte sono del tutto assenti e si fatica a crescere e si rischia di perdersi. L’ autorità paterna scompare e scompaiono anche i litigi generazionali che da sempre hanno rinforzato il carattere di chi doveva combattere per guadagnarsi la libertà. Non esistono barriere, si è liberi da subito e ciò è un bene perchè essere liberi significa essere felici stando attenti, come suggeriscono gli autori a non valicare troppo le frontiere. Questo libro: “La fatica di diventare grandi” è un decalogo insomma della società attuale fatta di padri a volte distratti e di figli, forse, liberi come non mai. Quindi, antropologia, sociologia dei consumi, psicologia delle masse e psicoanalisi dell’età evolutiva si incontrano qui in un orizzonte di domande aperte ed esperienze sul campo, dall’osservazione e studio dei riti iniziatici nelle società del mondo (Aime) alla trentennale pratica terapeutica con adolescenti (Charmet). La scomparsa dei rituali a scandire simbolicamente le fasi di passaggio corrisponde all’immagine di una società impegnata a negare la fatica e la sofferenza che il crescere comporta.Perché se c’è da cambiare le cose, conclude Charmet, i giovani non sono annoiati né disorientati. Sono disponibili. Spesso entusiasti.