Il vischio è una pianta parassita, senza radici, ed è verde tutto l’anno. Si usa molto durante il periodo natalizio come decorazione per i pacchi, o si regala a chi varca la soglia di casa come segno di buon auspicio.
Quasi in tutto il mondo è risaputo che, se due innamorati si baciano sotto un ramoscello di vischio la notte di Capodanno, terranno lontani da loro problemi e difficoltà. Baciarsi sotto il vischio, infatti, è una tradizione molto antica che risale addirittura al tempo dei Celti che consideravano questa pianta una manifestazione vivente degli dei, simbolo indiscusso di buona sorte e positività, soprattutto in amore.
Al di là dei miti celtici, un implicito riferimento al vischio si trova anche in Virgilio, precisamente nel sesto libro dell’Eneide, ambientato in prossimità del Lago d’Averno, un luogo che non è solo un topos letterario voluto dal grande poeta mantovano, ma che esiste realmente da più di quattromila anni all’interno di un cratere vulcanico spento, situato nel comune di Pozzuoli, tra la frazione di Lucrino e Cuma.
Stando alla religione greca e poi romana, questo lago – il cui nome deriva dal greco e significa “senza uccelli”, perché si diceva che le sue acque esalassero dei particolari gas che non permettevano la vita a nessun volatile – era la porta di accesso all’Ade (Inferi), il regno del dio Plutone.