Dopo il suicidio della ragazzina australiana di 14 anni che ha deciso di togliersi la vita a causa delle molestie sui social, si riaccendono i riflettori sulla legge contro il cyberbullismo introdotta a maggio scorso e ci si chiede se sia davvero servita. Nonostante la legge, la violenza sembra continuare a crescere e le vittime di cyberbullismo sono pari a circa il 12%. Molti tentano il suicidio, la metà di loro pratica autolesionismo e in casi più gravi si tolgono la vita.
La nuova legge consente ai maggiori di 14 anni di chiedere a siti e social la rimozione di contenuti indesiderati entro 24 ore: se il gestore si sottrae, il ragazzo può rivolgersi al Garante della privacy che provvede a cancellarli in 48 ore.
Per piegare la resistenza e i ritardi manifestati finora dai gestori, la legge ha introdotto un tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo che sarà però convocato entro febbraio: ne faranno parte anche Facebook, Google e altri colossi del web, con l’obiettivo di rendere effettivo il “codice di co-regolamentazione per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, a cui devono attenersi gli operatori della rete. La possibilità, prevista dalla legge Ferrara, che il ragazzo possa rivolgersi al questore in assenza di denuncia ancora non si è concretizzata.
Da giugno a oggi hanno fatto ricorso alla procedura di ammonimento soltanto tré ragazzi: in Liguria, in Sardegna e nel Nordest. Tuttavia, la lotta al cyberbullismo e ai reati sul web ha evidenziato nel 2017 una maggiore sensibilità dei cittadini. La Polizia postale mette a verbale 917 denunce per reati on line e 8 arresti, 8315 denunce degli utenti e 17424 segnalazioni di possibili reati informatici, 595 denunce per pedopomografia online, e 28560 siti internet monitorati, di cui 2077 inseriti in blacklist.
“I nostri dati dicono che il 50 per cento dei ragazzi conosce gli strumenti che offre la legge contro il cyberbullismo. Qui prendiamo in cura 1200 vittime di bullismo all’anno provenienti da tutta Italia, nell’80 per cento dei casi si tratta di cyberbullismo, ma le ultime statistiche segnano un incremento ulteriore del 10 per cento. Si tratta di creare un pro tocollo uguale in tutti i centri, il trattamento delle vittime di bullismo è inefficace perché associazioni improvvisate e operatori a vario titolo non possiedono le necessarie competenze” spiega il primario Luca Bernardo.
L’ambulatorio milanese nato nel 2008 è il pilastro intorno al quale è nato Conacy, il Centro di coordinamento antibullismo diretto dallo stesso professor Bernardo. L’obiettivo del Centro è quello di creare una rete a sostegno delle vittime, che ha già visto sorgere altri due poli territoriali in Sicilia e nel Lazio con l’obiettivo di crearne a breve uno in ogni regione.
La nuova rete di sostegno contro il cyberbullismo è uno degli aspetti più promettenti innescati dalla legge Ferrara, che procede spedita anche sulla prevista nomina dei referenti scolastici uno per ogni istituto incaricati di prendere in carico e prevenire i fenomeni di violenza.
Martina Fiorentino