Si riaccende la diatriba tra qualità e quantità nei musei, contano di più i numeri o quello che si offre? l dibattito si riaccende anche in seguito alle dichiarazioni del sottosegretario ai beni culturali, Antimo Cesare, che nell’ambito di un incontro al Palazzo San Carlo di Santa Maria Capua Vetere ha affermato: “Non è necessario essere troppo attaccati ad una visione statistica e quantitativa, la cultura deve immaginarsi staccata da questa dimensione perché il successo di una mostra, della presentazione di libri, di una conferenza, di un museo non si misura in termini numerici ma in termini di umanità e di contenuti che si riescono a trasmettere. Questa è una mia preoccupazione che spesso riferisco anche in ambienti istituzionali e che non sempre viene condivisa”. Un’affermazione che, non sembra molto in linea con le posizioni e le politiche del Ministero dei beni culturali, ma che sembra, invece, avere più di un sostenitore.
“Gli unici numeri che contano per me sono quelli dei miei no, delle risposte negative alle tante richieste che arrivano ai nostri uffici. Non credo aggiunge, infatti – che i rifiuti che spesso si oppongono siano necessariamente da essere considerati negativi Ho fama di essere un soprintendente che non dice molti si. Un atteggiamento coerente con il mio pensiero: secondo me non è importante la quantità dei vincoli che riteniamo di dover mettere a questo o quel monumento, a questa o quella attività, ma come questi vengono gestiti” è questo il parere del Soprintendente ai beni culturali di Caserta e Benevento, Salvatore Buonomo.
“Il problema non è la quantità e che non si deve tendere a fare i numeri. Se infatti fossero questi gli obiettivi e i risultati ai quali tendere, basterebbe organizzare nei monumenti e nei musei, il festival dello spogliarello. Invece i monumenti vanno rispettati per quello che sono, senza fare qualunque cosa in qualunque posto. Se volessi organizzare la festa del pan cotto alla Galleria degli Uffizi credo che qualcuno chiamerebbe il 118: dunque, non si capisce perché altrove qualcuno fa qualsiasi cosa in omaggio ai numeri. Bisognerebbe, insomma – sostiene Capriglione – che tutti noi la smettessimo di ascoltare e dare un peso eccessivo ai numeri e alle statistiche. Meglio tendere alla qualità, anche se questo significare rinunciare a qualche migliaio di visitatori” dichiara Iolanda Capriglione, docente di Estetica del paesaggio e dell’architettura all’Università della Campania e presidente del Centro Unesco di Caserta.
Il bene culturale d’altronde, vive già di per sè e soltanto la qualità lo potenzia e gli da modo di superare lo spazio e il tempo. Bisogna saper valorizzare il bene in primis e dopo viene tutto il resto, il numero, le vendite. La qualità si costruisce anche predisponendo percorsi didattici e di informazioni create appositamente. L’auspicio sarebbe, comunque, di conciliare la quantità con la qualità dell’offerta, ma questo è un obiettivo che si può raggiungere solo con un grande lavoro come dimostrano tanti musei internazionali. Molto importante è anche l’atteggiamento, la volontà, la predisposizione alla visita che si sceglie e che diventa spesso un’esperienza non solo di conoscenza ma anche di emozioni, soprattutto di quest’ultime.
Martina Fiorentino