L’Isis attacca gli uffici della ong internazionale ‘Save the Children’ nel Jalalabad City, provincia orientale afghana di Nangarhar, impegnando le forze di sicurezza afghane per dieci lunghissime ore. Alla conclusione del massacro, le autorità hanno fornito un bilancio, non si sa se definitivo, di undici morti (fra cui cinque militanti) e 24 feriti.
Tutto ciò è iniziato intorno alle 9 locali, quando l’attività lavorativa era già iniziata , poi un kamikaze che si è fatto esplodere o da un’autobomba, e con l’irruzione in esso di quattro uomini pesantemente armati che hanno subito preso posizione bloccando sotto la minaccia delle armi automatiche la cinquantina di membri dello staff presenti.
Sul posto sono arrivati forze speciali e reparti di teste di cuoio afghani che si sono trovati di fronte il difficile compito di attaccare i terroristi limitando i danni per le decine di persone che erano tenute in ostaggio. Sono state ore di tensione in cui da tutto il mondo sono giunte condanne per il “crimine contro l’umanità” rappresentato da un attacco a Save the Children, il cui scopo è quello di dare il sostegno dei bambini più poveri nelle zone di conflitto o in via di sviluppo. Hanno affermato di una “grave violazione del diritto umanitario internazionale” in una nota congiunta l’Alto Commissario per la Politica estera della Ue, Federica Mogherini, ed i commissari per le crisi umanitarie e allo Sviluppo, Christos Stylianides e Neven Mimica. Resta l’ennesimo attacco del dolore e di un qualcosa che resta, ancora, privo di senso.