Andrea Vaccaro è pittore dal pennello facile con una produzione pari, se non superiore, a quella di Giordano e Solimena, Non esegue soltanto pale d’altare per le chiese più importanti di Napoli e del viceregno, oppure sante in estasi con gli occhi al cielo, le dita affusolate e soprattutto il seno protrudente quanto invitante, ma più di una volta si è cimentato in soggetti mitologici e derivanti da storie narrate nella Bibbia, come nel caso dello splendido dipinto di cui fra breve discuteremo.
Mi trovavo a Londra pochi giorni fa dove avevo tenuto una conferenza alla Witt Library e prima della partenza ho deciso di fare una passeggiata tra gli antiquari alla ricerca di qualche bel dipinto napoletano inedito.
Sono stato fortunato, perché ho subito trovato ciò che cercavo: una spettacolare tela di Vaccaro, siglata con il caratteristico monogramma a lettere intrecciate, raffigurante Marta che rimprovera Maddalena, un soggetto raro,che può essere interpretato anche come la Modestia e la vanità.
Ho fatto alcune foto ed appena tornato a Napoli ho consultato il mio archivio fotografico, dove ricordavo una immagine dello stesso soggetto; infatti, già da me pubblicata nella mia monografia sull’artista, esiste un’altra versione con impercettibili varianti a Salt Lake City nel Utah Museum of Fine Arts, mentre la stessa iconografia trattata in maniera casta è conservata a Mosca nel museo Puskin.
Alcuni particolari del dipinto in esame mettono in risalto una tavolozza dal cromatismo smagliante che richiama a viva voce le suggestioni neo venete e vandichiane che influenzarono la pittura napoletana a partire dalla metà degli anni Trenta, per cui suggeriscono una datazione della tela nel quarto decennio del secolo.