Intervenendo a Capodimonte nell’ambito di un incontro organizzato da +Europa a Napoli nell’Ipogeo della Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio, Emma Bonino ha parlato a tutto tondo degli obiettivi della sua lista, in vista dell’imminente voto del 4 marzo.
Sulla qualità del dibattito politico di queste settimane, la Bonino non le ha mandate a dire: “Una campagna elettorale sgangherata, fatta di bufale, da chi la spara più grossa e da chi fa promesse improponibili nella situazione della finanza pubblica in cui siamo. L’impegno di +Europa è quello di dire la verità in modo che anche questa ripresa, pur fragile che comincia però a sentirsi, non venga sprecata ma consolidata. Ne abbiamo sentite di tutti i colori, tutte cose che si spegneranno come le candele il 5 marzo. Non è una novità ma così tante tutte insieme non ne ho sentite in una campagna elettorale”
Realismo, dunque, la parola chiave per +Europa: “Tutti parlano di lavoro, giovani e Sud nel senso che sparano dieci miliardi di qua, 30 di là, bonus a destra, bonus a sinistra e secondo loro questo aiuta la ripresa e i giovani. Io non sono d’accordo su questo e credo che la ripresa, pur fragile rispetto al resto d’Europa, non si debba sprecare con maggiore debito. Non sarà popolare, è più facile promettere il taglio delle tasse, l’abolizione delle tasse universitarie piuttosto che del canone o altro ma non è così. La spesa pubblica va rimodulata, possiamo togliere qualche sussidio aperto per qualche municipalizzata in rosso e mettere i servizi a gara ma non è proprio il momento di fare promesse”.
Quindi la Bonino ha spiegato la sua idea del Sud in un quadro geopolitico che Pannella definiva euro-mediterraneo: “L’idea di +Europa è che dobbiamo smettere di considerare il Sud come la periferia dell’Italia o dell’Europa. Dobbiamo vedere il Sud come il ponte fra un progetto europeo e una realtà per ora turbolenta e sanguinosa che è quella del sud Mediterraneo e dell’Africa ma che non sarà sempre così. In situazioni potenzialmente più stabili ciò può essere fonte di ricchezza sia materiale che di scambio culturale. Come è stato in tempi passati. Qualcuno ha pensato che bastavano dei sussidi, possibilmente vicino alle elezioni poi diminuiscono, oppure bastava continuare con un familismo che niente ha a che vedere con la famiglia. La famiglia è un grandissimo valore, il familismo e la sua degenerazione non sono valori”.
I fondi strutturali, secondo la leader radicale, possono rappresentare un volano per il meridione in una campagna elettorale in cui nessuno parla di Sud: “In tutte le campagne elettorali tutti avevano un programma per il Sud. Finita la campagna elettorale poco si è poi visto. Può darsi che adesso che nessuno ne parla, è la volta che qualcuno fa qualcosa. Il Sud paga l’incapacità di alcune regioni di non utilizzare i fondi strutturali. Questo è un vero insulto”. La Bonino ha spiegato come all’epoca in cui era commissario Ue alla pesca, si sia trovata dinanzi all’assenza di progetti dall’Italia per ammodernare le banchine coi fondi comunitari, talvolta perché due amministrazioni locali coinvolte nell’iter erano di colore politico diverso. Inoltre si è soffermata sulla necessità di fare dell’industria turistica un asset che funzioni tutto l’anno e non solo per due settimane. Il tutto da facilitare con professionalità da valorizzare oltre che con infrastrutture fisiche e digitali da implementare.
Quindi spazio a temi più tipici delle battaglie radicali: “La questione della legalità è una questione fondamentale. Non è solo una questione politica ma anche culturale e sociale che deve partire da ciascuno. Bisogna smetterla di pensare che tanto così fan tutti”. Altra questione sottolineata è quella femminile legata sia all’occupazione che all’indipendenza della donna anche nell’ambito delle scelte economiche della coppia.
“Quando parlo di legalità e di giustizia giusta parlo anche della questione dei detenuti. Forse, anche grazie agli sforzi del Partito Radicale e di Rita Bernardini, pare che il governo si sia deciso ad approvare in via definitiva i decreti legislativi della riforma penitenziaria. C’è voluta molta fatica però credo che questa sia una vittoria di tutti e per tutti perché la legalità aiuta la convivenza e penso che il carcere in un paese dignitoso significhi la privazione della libertà e non della dignità. A partire da lì potremo riaprire una grande questione sulla giustizia giusta anche sui tempi dei processi. Dieci anni prima di una sentenza definitiva comportano anche un danno reputazionale per le persone che magari vengono riconosciute innocenti. Persone sbattute come mostri in prima pagina ma poi quando vengono assolte la notizia viene data con un trafiletto a pagina 523”.
Giustizia che non vuol dire solo carcere: “Aspettiamo da anni la responsabilità civile dei magistrati, la separazione delle carriere e un po’di deontologia professionale di giornalisti e magistrati. Quando si è garantisti lo si è per tutti, amici o avversari che siano. Non è pensabile essere garantista con un amico e forcaiolo con un avversario. Questo è uno dei nodi centrali e l’Europa aiuta. La Corte Europe dei Diritti dell’Uomo è quella che più ha spronato questo paese a ripristinare la legalità per quanto possibile. Quindi la nonviolenza e la pressione istituzionale europea stanno spingendo questo paese anche in questo settore nella direzione che serve a tutti. Poi dobbiamo capire che un terzo dei detenuti sono immigrati, un’altra parte è composta da consumatori di marijuana o di altre sostanze. Dobbiamo legalizzare la produzione di marijuana a fini terapeutici, peccato che si può fare solo nella struttura militare di Firenze. Risultato, siamo senza cannabinoidi e i malati acquistano in nero”.
Un accenno anche al lavoro e alle nuove professionalità da formare: “L’Europa serve all’Italia, in particolare al Sud. Non vogliamo essere la periferia dell’Europa e penso che legalità, dignità, innovazione, fantasia, responsabilità siano strumenti per il riscatto di questa zona d’Italia. Serve una migliore preparazione universitaria per i lavori che si presentano. L’università è cultura ma deve avere un rapporto col tessuto produttivo del paese o della regione in cui sorge. Servono specializzazioni, le possibilità di lavoro ci sono nel nostro paese ma spesso mancano le professionalità adeguate. Questa è la nuova evoluzione in cui va il mondo. Ci può piacere o no ma non possiamo fermarla. Salvini vuole chiudere le porte ma l’autarchia non è mai andata bene nei paesi in cui è stata applicata”.
Emma Bonino ha quindi ricordato alcuni segnali preoccupanti del tempo in cui viviamo: “Vi chiedo di votarmi ma penso una cosa: in questo paese vedo lo scontro fra un polo isolazionista anti europeo, un po’triste, nazionalista e guardate che il nazionalismo è l’anticamera del razzismo. Ci sono segnali molto preoccupanti, non voglio tornare su Macerata ma io provo la stessa pena per Pamela che pare sia stata massacrata da un nigeriano ma anche per Gessica, massacrata da un italianissimo bianco. Questi segnali non vanno sottovalutati. Hannah Arendt parlava di banalità del male e non c’è nessuna scusante di pelle o di colore per le violazioni di legge. E’ come giustificare l’antisemitismo con la presenza degli ebrei o uno stupro perché la donna indossa una minigonna. Cose inaccettabili e pericolose. Proprio per questo ci schieriamo su un fronte europeista più aperto, mi potrete dire altalenante e fragile ma penso che se riusciamo a essere in Parlamento renderemo tale fronte più forte in Italia e in Europa”.
Infine una speranza: “Tutti si impegnano negli scenari post voto come se il voto non contasse niente. La trovo una mancanza di rispetto e un disincentivo a recarsi a votare. E se gli facessimo la sorpresa? C’è un 30/35% di indecisi che possono fare la differenza per la scelta fra un’Italia chiusa o un’Italia aperta, fra un’Europa matrigna e un’Europa destino comune. Se riusciamo a mobilitare questo elettorato possiamo essere la sorpresa di questo voto”.