Martedì 6 marzo alle 17,30, nell’aula magna della chiesa di S. Maria della Libera in via Belvedere al Vomero, ci sarà, con l’ausilio di decine di foto a colori, la presentazione della monografia su Andrea Vaccaro di Achille della Ragione.
Un genere che incontrò grande successo a Napoli, a conferma del carattere bonariamente devozionale e mistico della popolazione, fu la pittura di martirii, la cui culla fu rappresentata dalla bottega del Falcone. I suoi rappresentanti più noti furono, oltre allo stesso Falcone, Domenico Gargiulo, Scipione Compagno. Agostino Beltrano, Niccolò De Simone, Carlo Coppola, Heinrich Schonfeld e l’ancora misterioso Maestro dei martirii.
I soggetti più raffigurati sono san Gennaro, il patrono della città, che fu decapitato nella Solfatara, san Sebastiano che fu trafitto dalle frecce e san Lorenzo che fu bruciato sulla graticola.
Sotto il profilo cronologico la massima attenzione da parte dei collezionisti verso questo genere di pittura sacra minore si ebbe tra il IV ed il V decennio.
Talune volte è difficile stabilire l’autografia di un martirio, perché i pittori, un po’ per la comune origine nella bottega falconiana, un po’ per abitudine inveterata di prelevare a vicenda dai quadri dei colleghi particolari iconografici di successo, non possedevano a volte uno stile originale.
L’esempio più significativo di quanto asserito è rappresentato dai quadri di Agostino Beltrano, un pedissequo imitatore della maniera altrui, spesso confuso col Gargiulo o con il Coppola.
I quadri di martirio sono basati su di un effetto scenico centrale, movimentato da episodi laterali minori in cui sono sempre presenti guerrieri romani a piedi e a cavallo e gruppetti di popolani, il tutto rallegrato da vibranti tocchi di colore ed immerso in una caricata teatralità.
Anche grandi artisti come Ribera e Giordano ci hanno lasciato esempi significativi di dipinti basati sul tema del martirio e pure il Vaccaro sfornò decine di quadri durante tutte le fasi della sua lunga e feconda carriera. Egli detiene il primato indiscusso nella rappresentazione di S. Agata e San Sebastiano, oltre ad essere il più ispirato cantore della figura della Maddalena.
La rappresentazione dei supplizi risponde ad una precisa direttiva della chiesa all’epoca della Controriforma ed il martire interpreta l’eroe che esalta i valori della fede, sacrificando se necessario la propria vita, affrontando con serenità i più atroci patimenti. Il martirio funge da esempio di virtù e viene richiesto dalla Chiesa come sacrificio per affermare il suo primato morale di fronte non solo al paganesimo, ma anche e soprattutto nei confronti del protestantesimo luterano e calvinista.
Vaccaro risponde a questo imperativo categorico che anima le richieste della committenza, non solo ecclesiastica, con grande ardore e partecipazione e sa infondere ai suoi personaggi quel distacco dalla sofferenza che sconfina tra estasi e beatitudine, in stridente contrasto con la ottusa bestialità dei carnefici, inconsapevoli strumenti dell’umana malvagità.
Le figure dei personaggi sono caratterizzate da un incarnato rosso bruno e spesso e volentieri ostentano, sia i maschi che le donne, delle nudità in aperto contrasto con i dettami del rigore iconografico. Non solo le sante, ma anche le stesse rappresentazioni di Cristo o di san Sebastiano sono facilmente riconoscibili, alla pari di quei putti rosati e ben paffuti, che sgambettano allegramente nelle storie sacre.
L’ostentazione del nudo è una scelta costantemente praticata dal pittore, il quale era particolarmente abile nel delineare il corpo umano al punto da pontificare in un’apposita accademia dedicata all’apprendimento di una tecnica adeguata attraverso un lungo tirocinio disegnativo.
I suoi santi sono raffigurati come eroi della Fede, alla pari dei suoi Gesù crocifissi o deposti, belli ed atletici, scolpiti col pennello con la stessa amorosa cura dello scalpello di Fidia o Prassitele. Alcuni più che martiri appaiono come vigorosi gladiatori, dalla monumentale muscolatura, ripresi in pose possenti e cariche di energia da intimorire gli stessi aguzzini.