Si chiama Climbook, un sito di arrampicata che potrà continuare ad esistere e a usare il suo nome, nonostante l’opposizione di Facebook. Il ministero dello Sviluppo economoco lo ha decretato : non c’è alcuna possibilità che il pubblico si confonda. In altre parole: Mark Zuckerberg non ha l’esclusiva della parola “book”
Climbook, un sito ideato dalla guida alpina Alessandro Lamberti dove gli appassionati di free climbing possono trovare circa 70mila via di arrampicata in tutto il mondo e lasciare i loro commenti, è finito nel 2015 nel mirino del gruppo di Mark Zuckeberg. Infatti, per Facebook il marchio usato dal sito è troppo simile al proprio “sotto il profilo strutturale, visivo, fonetico e concettuale” e i servizi forniti sono “in parte affini” e crea “confusione nel pubblico”. Infatti ciò significa che chi capita su Climbook potrebbe pensare di trovarsi su Facebook. Per questo motivo la società californiana chiedeva di interdire l’uso del marchio alla piccola comunità social degli scalatori italiani. Ma non c’è possibilità che gli utenti possano confondere il grande social network mondiale e con il sito degli arrampicatori italiani.I due marchi sono infatti simili “a un livello basso”,sia a livello visivo sia a livello concettuale ma i duemila arrampicatori che fanno parte della comunità di Climbook potranno continuare a consultare l’elenco delle vie di scalata e a lasciare i loro commenti sulla difficoltà delle loro salite, trascurando forse l’uso di facebook, per chi ne è utente.