Francesco Paolillo, una vita di soli 14 anni spezzata in una delle periferie più abbandonate della città di Napoli, Ponticelli. Era il 25 ottobre del 2005. Francesco si era recato con alcuni suoi amici in un cantiere abbandonato di via Carlo Miranda. Ponticelli, allora come oggi, è un quartiere che non ha disposizione punti e spazi di aggregazione. In mancanza di ciò, capitava che i ragazzini della zona si riunissero in quel cantiere che avrebbe dovuto ospitare le case dei terremotati dell’Irpinia. Per anni i cittadini hanno riportato all’amministrazione comunale il degrado in cui versava il territorio ma le loro denunce sono state inascoltate e a rimetterci è stato proprio il piccolo Francesco.
Francesco è morto nel tentativo di salvare un suo coetaneo in bilico nel vano che doveva diventare la tromba di un ascensore. Cosa è cambiato da allora? L’area in cui ha perso la vita il giovane Francesco è diventata una sorta di discarica a cielo aperto. Durante gli anni sono stati sversati rifiuti con i conseguenti roghi. Di tanto in tanto l’amministrazione ha sequestrato l’area ma non è mai stata messa in sicurezza ed è capitato che altri ragazzini continuassero a sostare in quella zona. La famiglia Paolillo, in nome di Francesco, ha realizzato, a pochi passi dal luogo dell’incidente un’area giostrine e un campetto di calcio. Da soli, senza l’aiuto delle istituzioni, i parenti di Francesco hanno provato ad offrire dei piccoli spazi ai bambini e ai ragazzi del quartiere. Solo recentemente la Municipalità ha contribuito alla manutenzione del campo da gioco e alla sostituzione di nuove giostre. Piccoli passi sono stati fatti ma non basta. Ponticelli ha bisogno di una riqualificazione seria e concreta con degli interventi efficaci e non solo di facciata. Per Francesco e per tutti i bambini del quartiere affinchè tragedie del genere non accadano più.