di Antonio Marciano
Capiamoci subito, il voto è stato per il PD una mazzata senza precedenti. Non riconoscerlo immediatamente e non assumerne da subito la responsabilità sarebbe un altro gravissimo errore a Roma come in Campania e a Napoli.
E’ evidente che dentro questa onda che ci ha completamente travolti ci sono tante, tantissime e diffuse responsabilità. Tra tutte non aver capito per tempo che qualcosa stava franando nelle fondamenta del partito dal voto referendario in poi passando per le amministrative nelle grandi città.
Aver voluto nascondere sempre la polvere sotto il tappeto ha fatto sollevare il tappeto fino ad inciamparci dentro tutti. Il voto andrà studiato nel profondo, senza infingimenti, senza paura, senza pensare che ci sono rendite di potere (sic!) da salvaguardare.
Questo voto ci mette tutti spalle al muro. Studiare e discutere molto, moltissimo sul dato elettorale, sul partito, su come siamo stati a Roma, a Napoli ed in Campania, su come stiamo nelle istituzioni. Studiare e riflettere come non facciamo più da anni neanche nei nostri congressi per provare a capire cosa è accaduto nella geografia politica del Paese e nella composizione sociale del voto al PD. Capire perchè dalle europee ad oggi circa il 16% dei nostri elettori ha scelto il M5S.
Ognuno ha una quota di responsabilità a partire da me. Ma di sicuro le responsabilità vanno divise in modo giusto tra chi ha avuto ruoli di guida del PD in tutti questi anni a Roma passando per la Campania ed arrivando a Napoli. Quelli che lo hanno guidato con ruoli esecutivi e quelli che lo hanno telecomandato al di fuori e al di sopra di qualsiasi dimensione unitaria, collegiale e soprattutto di responsabilità, di serietà, di rigore.
Ci sono cose a dir poco laceranti nel rapporto tra noi e Napoli, le città dell’area metropolitana, gli elettori, i cittadini. Siamo la forza che vuole parlare a chi è rimasto indietro, a chi è in condizione di disagio, a chi ha paura del presente prima ancora che del futuro ma a Napoli i risultati migliori li abbiamo a Chiaia, Posillipo e Vomero.
Siamo alla scissione tra la nostra missione principale di forza di sinistra e la percezione, il sentimento di rabbia nei nostri confronti o ancora peggio la irriconoscibilità della nostra funzione, del nostro messaggio, della credibilità delle nostre azioni di governo e delle nostre leadership.
Ecco perchè dobbiamo cambiare radicalmente tutto di noi e cambiare tutti: linguaggio, pensiero, azione, organizzazione, donne e uomini, selezione delle classi dirigenti secondo principi ispirati al merito e non alla fedeltà a qualsiasi capetto nazionale o locale.
E poi ricostruire il vocabolario che ci tiene insieme tra di noi e soprattutto insieme con il Paese. Lo Statuto va riscritto e però va rispettato, così come il nostro codice etico o i nostri regolamenti finanziari. Avere una gestione trasparente delle risorse ed un altrettanta modalità di costruzione del consenso.
Serve una vera rigenerazione politica, morale e civile di questo partito. Se così non sarà semplicemente noi non esisteremo più. Diamoci tanti luoghi di confronto, non nascondiamoci.
Resettiamo tutto e diciamo al Paese, ai cittadini di Napoli e della Campania abbiamo imparato la lezione. Siamo pronti a cambiare pelle senza cancellare le tante conquiste realizzate negli anni di governo anche assumendoci la responsabilità di scelte impopolari.
Ritorniamo alla cura del Partito, del territorio, della gente ogni giorno e non solo nelle settimane della campagna elettorale.
Riscopriamo la bellezza di un volantinaggio, dei caseggiati, del sacrificio di essere rappresentanti di lista volontari nella notte dello spoglio. Teniamo lontani da noi i mercenari delle campagne elettorali!
Ricostruiamo una credibilità!