Antonio Gaezza, vendeva collanine di vetro su una bancarella in via Calata San Marco, stradina adiacente a piazza Municipio. Aveva 62 anni, una mamma centenaria da accudire, ed era sopravvissuto ai bombardamenti del 1944, alla fame del dopoguerra, al colera del ’73 e al terremoto dell’80. Era il 14 aprile 1988, ore 19.49: fu un attimo e fu l’inferno.Antonio Gaezza non riuscirà a sopravvivere a quella guerra non dichiarata e portata nel cuore di Napoli da una cellula del terrorismo di matrice mediorientale – come si scoprirà nel giro di neppure 12 ore – che provocò la morte di altre quattro persone e una ventina di feriti, alcuni in condizioni assai gravi. Nonostante l’autore della strage sia stato individuato in tempi brevissimi – grazie alle indagini della Digos con la collaborazione degli investigatori dell’Fbi – e condannato all’ergastolo, non ha mai pagato con un solo giorno di carcere il suo conto con la giustizia. Junzo Okudaira, dell’Armata Rossa Giapponese, già protagonista insieme con due connazionali dell’eccidio all’aeroporto di Tel Aviv (29 maggio 1972, 26 persone uccise per conto del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina) non è stato mai catturato.Oggi avrebbe 69 anni, quattro in meno della sua presunta complice, la cognata Fusako Shigenobu che, processata anche lei in contumacia e assolta per insufficienza di prove dalla Corte di Assise di Napoli, fu invece arrestata in Giappone 18 anni fa. I presunti complici di Okudaira – due nordafricani, secondo le testimonianze – non sono stati mai identificati.