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E’ MORTO ERMANNO OLMI: IL REGISTA DELL’ANIMA, MAESTRO DEL CINEMA ITALIANO

E’ morto ad Asiago il regista Ermanno Olmi. Aveva 86 anni, era nato il 24 luglio 1931 a Bergamo. Regista autodidatta, pioniere nel campo del documentario, creatore di un linguaggio personale e fuori da ogni schema fin da opere come ”Il tempo si e’ fermato”, ”I recuperanti” e la ”Circostanza”, sperimentatore incessante ha portato per la prima volta al cinema il dialetto come lingua (”L’albero degli zoccoli”) e i grandi miti della tradizione cristiana (”Cammina cammina”).

Il regista bergamasco di nascita ma altopianese di adozione è deceduto la scorsa notte all’ospedale di Asiago. Il suo ricovero è avvenuto tre giorni fa in seguito all’aggravarsi della malattia che l’aveva minato tempo fa. Gli sono stati vicino fino all’ultimo i figli Andrea e Fabio e la moglie Loredana.

I funerali si svolgeranno in forma strettamente privata, come desiderava, in linea con una vita piena di affetti e amicizie ma riservata.

“Con Ermanno Olmi perdiamo un maestro del cinema e un grande esempio di cultura e di vita. Il suo sguardo incantato ci ha raccontato e fatto capire le radici del nostro paese”, scrive su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

“Viene prima la dignità delle persone, poi c’è il mercato. Addio Maestro. E grazie dell’amicizia e dell’umanità”. Cosi’ il reggente del Pd, Maurizio Martina, commenta su twitter.

“La scomparsa di Olmi priva la cultura italiana di un gigante, uno dei grandissimi maestri del cinema italiano. Intellettuale profondo che ha indagato e esplorato i misteri dell’uomo e raccontato, con la poesia che contraddistingue le sue opere, il rapporto tra uomo e natura, la dignità del lavoro, la spiritualità”, commenta il ministro Dario Franceschini.

”Eravamo amici, più che amici. Ci dicevamo ‘siamo tre fratelli’. Ermanno e noi venivamo da formazioni culturali diverse eppure ci è sempre stato familiare il suo grande cinema tra documento e incantata religiosità. ‘L’albero degli Zoccoli’ è una delle poche opere che regge il confronto con quelle del cinema italiano del dopoguerra, il nostro secondo rinascimento. È un capolavoro del cinema italiano e non solo italiano”. Lo dice Paolo Taviani, fratello di Vittorio recentemente scomparso, in un ricordo di Olmi affidato all’ANSA.

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