La clonazione non è più roba da fantascienza. Anzi, potrebbe essere un futuro molto prossimo. È quel che s’intuisce dalle pagine della rivista scientifica Cell Stem Cell, che ha comunicato la buona riuscita di un esperimento compiuto negli Stati Uniti, a Los Angeles, presso i laboratori del Research Institute for Stem Cell Research del CHA Health Systems.
Si tratta di un tentativo di clonazione terapeutica compiuto dall’equipe del dottor Young Gie Chung che ha permesso la creazione di cellule staminali embrionali clonate per la prima volta da individui adulti; ed è proprio qui che risiede la novità dell’operazione, poiché fino ad oggi era stato possibile ottenere delle cellule umane clonate soltanto da cellule fetali o neonatali, e non da cellule estratte da individui adulti, quegli stessi individui che, teoricamente, dovrebbero essere i beneficiari di future ed ipotetiche terapie realizzate proprio attraverso le staminali clonate. A parlarne è stato Robert Lanza, il medico a capo dell’istituto di ricerca Advanced Cell Technology e quindi una delle voci più autorevoli in campo, nonché uno degli artefici del suddetto progetto, coi quali ha spiegato che la clonazione è stata effettuata a partire da cellule prelevate dalla pelle di un uomo di 35 anni ed un altro di 75 e da ovociti donati ovviamente da donne e poi privati del loro DNA.
Le cellule della pelle sono state messe a contatto con gli ovociti e sottoposte a stimolazione elettrica, provocandone dunque la fusione e dando così inizio allo sviluppo embrionale e alla formazione di blastocisti, dai quali sono state isolate delle staminali geneticamente identiche alle cellule dei donatori. In altre parole, una tecnica molto simile a quella messa a punto in Inghilterra negli anni novanta e che ha portato alla clonazione della famosa pecora Dolly, il primo mammifero al mondo ad essere stato clonato da cellule adulte. Non c’è bisogno di dirlo, ma se la ricerca porterà ai risultati sperati, saremo di fronte ad un grosso passo avanti nel campo della cura dei soggetti malati di Parkison, con insufficienza cardiaca, affetti da degenerazione retinica con perdita della vista e da altre malattie degenerative. In questo modo, infatti, si potranno creare delle cellule staminali umane “personalizzate”, su misura del paziente da curare, a seconda della malattia e del tessuto che su cui andranno innestate.