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GLI INFLUENCER OVVERO GLI “ANTICIPATORI DI CONSUMI”

Era il 1962 quando con  il  sociologo americano Everett M. Rogers «Diffusion of Innovations» si è cominciato a parlare di come le innovazioni si diffondano nella società e come alcuni gruppi di persone siano più propensi  a recepire le novità prima degli altri. Rogers parlò di «innovatori» e di «early adopter», definendo così i due gruppi di persone in grado di guidare le scelte di adozione di novità, di prodotto o di servizio.  Quindi che diffondono la comunicazione agli altri, così elaborò  un target fondamentale per brand e aziende. Oggi vengono comunemente detti «influser» partendo proprio dalle osservazioni di Rogers, il quale ha esaudito  una doppia indagine: una quantitativa,  l’altra qualitativa, sulle persone maggiormente aderenti al profilo degli «anticipatori di consumi»,  ma restano  pochi gli italiani con le caratteristiche dell’«influser», infatti secondo la segmentazione elaborata dall’Influser Detector. «La stragrande maggioranza degli intervistati, pari al 57% del totale, sono al più «curiosi», ossia in equilibrio perenne tra passato e futuro» precisa Vilma Scarpino, amministratore delegato di Doxa.

«In questa prima survey, l’Influser Detector ci ha rivelato che appena il 4% degli intervistati ha un profilo corrispondente a quello dell’influser» riassume Gianmaria Padovani, co-founder di Influse insieme a Cubica S.r.l., e ne traccia l’identikit: «Si tratta di individui che stanno con altre persone perché il loro senso di identità è intimamente legato alla sensazione di appartenenza a un gruppo e allo scambio che questo comporta». Ma si può essere influencer ad ogni età, senza bisogno di etichette, condividendo le proprie passioni e le proprie opinioni sul mondo e sula vita.

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