Dallo scorso 20 maggio, a indicare come non autentiche le elezioni in Venezuela anche il G7. Secondo l’organismo internazionale, le consultazioni «non sono riuscite a soddisfare gli standard internazionali e a garantire un processo inclusivo, equo e democratico». In una dichiarazione diffusa a Bruxelles, dove: Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti e Unione europea afferma che «le elezioni, che hanno dato la vittoria al presidente Nicolás Maduro, mancano di legittimità e credibilità e non sono rappresentative della volontà democratica dei cittadini del Venezuela». A dare man forte alla dura presa di posizione del G7 è stata quasi in contemporanea con la decisione del presidente statunitense, Donald Trump, di espellere due diplomatici venezuelani nelle prossime 48 ore. Ovviamente, non si è fatta attendere la risposta la decisione di Maduro di espellere due rappresentanti statunitensi dal Venezuela. Inoltre, «mentre il regime di Maduro consolida il suo controllo autoritario, il popolo del Venezuela continua a subire violazioni dei diritti umani e gravi privazioni che generano crescenti spostamenti che colpiscono i paesi dell’intera regione» si legge nella nota firmata dai rappresentanti del gruppo. Il Presidente Maduro è stato invitato da G7 a «ripristinare la democrazia costituzionale», a «programmare elezioni libere e giuste», a «rilasciare immediatamente tutti i prigionieri politici» e, infine, a «ripristinare l’autorità dell’Assemblea nazionale, spogliata dei suoi poteri». Intanto, ieri la Banca interamericana di sviluppo (Bid) ha reso noto che non potrà concedere prestiti al Venezuela fino a quando il paese non salderà i suoi ritardi nei pagamenti dei prestiti ricevuti. Continuano le tensioni nel paese che ormai vive una situazione a limite della tollerabilità.
Raffaele Fattopace