Formare nuovamente un forte partito di sinistra è l’idea di Dino Di Palma, candidato all’europarlamento per L’Altra Europa con Tsipras. La lista che tra le figure di spicco vanta la presenza di Barbara Spinelli, figlio di Altiero uno dei padri dell’Europa Unita, propone come candidato alla presidenza della commissione europea il giovane greco Alexis Tsipras, leader del partito Syriza.
Com’è composta la sua lista in Italia? Ci sarà solo la presenza di SEL?
«Tutt’altro, la presenza della Spinelli è di grande valore. Poi non parliamo solo di lista ma di un altro modo di vedere l’Europa, un progetto alternativo a quello degli ultimi anni. Per questo motivo con noi ci sono i comitati che si sono battuti per l’acqua pubblica e i NO TRIV, quelli che si oppongo alle trivellazioni selvagge».
A chi sarà diretta la vostra battaglia politica?
«Al fallimento delle politiche degli ultimi dieci anni. In particolare gli ultimi cinque, quando i governi che si sono succeduti chiedevano sacrifici, prima col governo Berlusconi attraverso Tremonti, poi con il governo Monti nonostante aveva grandi rapporti in Europa. L’unica tasso che è cresciuto in questi anni è la disoccupazione, passata dall’8 al 13%».
La colpa non è solo dei governi nazionali, le politiche di austerità ci venivano dettate dall’Europa. Con le elezioni di Maggio si eleggerà direttamente il presidente della commissione europea, segnale che qualcosa potrà cambiare.
«Innanzitutto occorre precisare che con le prossime elezioni si indicherà il possibile presidente che sarà scelto dalla maggioranza in parlamento. Il mio augurio è che Tsipras e la sinistra riescano a prevalere alle elezioni. Ciò che occorre avere chiaro è chi comanda in Europa. In questo momento non è la politica ma la finanza. Per questo occorre votare Tsipras che è l’unica novità nel panorama continentale, per la prima volta la sinistra ha un unico candidato che è del sud Europa».
Su cosa punta la sinistra per cambiare l’Europa?
«Sul lavoro. Non si può creare un Europa giusta se è sempre più povera. Hanno fatto passare per anni l’idea che il rigore determina la crescita, invece è l’opposto. Solo il lavoro favorisce la crescita. Occorre una grande iniziativa per favorire il lavoro nel sud dell’Europa, un piano Marshall per il lavoro finanziato tassando le transazioni finanziarie».
Tra le occasioni che non si hanno o spesso si perdono in Italia e nel Sud, è indubbio che un grande ruolo potrebbe giocarlo un utilizzo oculato dei fondi europei. Invece la nostra regione, insieme con poche altre è agli ultimi posti per l’utilizzo dei fondi comunitari.
«È vero ma è anche vero che la prima regione in Italia è la Puglia, una regione del Sud. Bisogna capire che non è affidando ai singoli sindaci la gestioni dei fondi il sistema migliora ma si deve snellire la burocrazia regionale».
Quali sono secondo lei le altre priorità?
«Sicuramente occorre risolvere la situazione delle nostre carceri che ci rende dei barbari agli occhi dell’Europa. Poi bisogna puntare sull’ambiente che può diventare un volano per il mezzogiorno, dove utilizzando risorse comunitarie si può mettere in sicurezza il territorio e creare lavoro».