Preoccuppanti – se non “agghiaccianti” secondo il Commissario europeo Moscovici – i propositi a più riprese ventilati dal Ministro dell’interno Matteo Salvini nella sua continua propaganda elettorale di un censimento dei Rom in Italia – per motivi di sicurezza si pensa – per poter espellerne gli irregolari, che al di là della polemica seguita richiedono qualche precisazioni per valutarne il significato e l’impatto.
Assodato, anche secondo il riconoscimento del Vicepresidente Di Maio, che un censimento etnico è incostituzionale ed illegittimo, la prima domanda che non riguarda solo questo caso: agitando la bandiera della caccia ai rom a che titolo parla Salvini come Ministro dell’interno o leader del partito della Lega. Nel primo caso come Ministro dell’interno è certo garante della sicurezza dei cittadini ma anche dei diritti di tutti cittadini e stranieri residenti sul nostro territorio a prescindere da etnia, cultura, genere e così via, che deve rappresentare e proteggere. Nel secondo caso, va richiamato al suo ruolo governativo ed a parlare ed agire in quanto tale, per non confondere impropriamente i ruoli. L’impressione è che consciamente e furbescamente per convenienze elettoralistiche parli sopra le righe continuando a suo vantaggio un’agitazione propagandistica che sembra dar frutto di consensi, ma che non aiuta la chiarezza dei ruoli ed il loro rispetto istituzionale. Se non si vuol fare solo propaganda, o pronunciare pericolose parole al vento, da chi governa propositi e progetti devono fondarsi su chiari atti di governo e/o legislativi del Parlamento.
In secondo luogo, nel merito della questione, la motivazione della proposta di un simile censimento etnico sembra essere quella della sicurezza dei cittadini nei confronti delle devianze dei Rom che disturbano con diversi comportamenti i cittadini dei diversi luoghi. A tal riguardo ha colto nel segno un’osservazione di Mons.Lojodice, vescovo ausiliare di Roma, che a suo parere si trattava di una barzelletta da bar…perché la proposta non aveva significato, cioè senso aggiungiamo rispetto alla effettiva numerosità della popolazione Rom in Italia. Secondo il Rapporto annuale 2017 dell’Associazione 21 luglio onlus <<La presenza di Rom, Sinti e Camminanti è stimata dal Consiglio d’Europa in una forbice molto ampia e compresa tra le 120.000 e le 180.000 persone, che costituirebbe una delle percentuali più basse registrate nel continente europeo>> (p.10). 26.000 circa sono stimati i rom e sinti che vivono nelle baraccopoli formali o informali, pari allo 0.04% della popolazione italiana. Sono certo altri i gruppi in Italia più consistenti che per i loro comportamenti devianti e criminali destano allarme sociale e richiedono azioni di contrasto.
Rispetto a tali comportamenti anche nei riguardi dei Rom non si può certo generalizzare, a meno che non si voglia dar fiato ad una campagna di ostilità ed odio etnico, per dirla chiaramente, indicando “un capro espiatorio perfetto” , come ha rilevato Luigi Manconi, per incertezze, paure ed insicurezze diffuse in strati sociali penalizzati da crisi economiche e sociali specialmente nelle regioni leghiste del centro-nord d’Italia, a loro volta culturalmente impoverite. Bisogna ricordare che in uno stato di diritto i reati sono sanzionati a prescindere dalle etnie ed appartenenze, ci consta dalla nostra conoscenza delle popolazioni Rom del territorio napoletano e campano, che – anche se non sono divulgati – reati eventualmente commessi da Rom sono regolarmente sanzionati dalle forze dell’ordine e dalla Magistratura, come evidenziato dalle famiglie Rom che spesso hanno congiunti in carcere per reati commessi. Non c’è bisogno di discriminanti interventi e leggi speciali come ha ricordato in Senato la senatrice Segre sopravvissuta ai campi nazisti di sterminio.
In terzo luogo, al di là della effettiva messa in opera di tali dichiarazioni, preoccupa l’impatto sulle relazioni sociali nel nostro paese. Infatti, contribuiscono ingiustamente alla “stigmatizzazione” generale e generica delle popolazioni Rom per i loro comportamenti diversi e/o devianti, che pericolosamente discrimina e penalizza queste popolazioni che vivono con noi al di là della strada o ai margini del quartiere. Incattivisce le relazioni sociali, perché indica surrettiziamente nell’altro straniero rom la causa dei mali, crea paura, ostilità, fratture, induce discriminazioni e un’atmosfera favorevole ad aggressioni violente come evidenziano casi recenti contro immigrati e rom. Da un certo punto di vista, simili dichiarazioni quando immotivate, sembrano potersi catalogare nei discorsi d’odio, discriminazioni ed attacchi violenti, regolarmente registrati dai Report dell’Associazione 21 luglio Onlus. A nostro parere danno fiato nel nostro paese a quello che si denomina “antiziganismo” già diffuso nel nostro paese, perché non è solo da chiacchiere di bar del lombardo-veneti ma fuori dalle righe da chi siede a Palazzo Chigi. Questa agita sovrapposizione di ruoli risulta più preoccupante perché è un uso particolaristico di un ruolo di governo, che diventa un comodo megafono per l’arena mediatica.