Da Napoli in Germania per offrire lavoro: quella del Gruppo Menarini è la storia di successo di una “emigrazione al contrario”. Nato in una farmacia napoletana, il Gruppo è gradualmente cresciuto arrivando fino in Germania e in Europa dell’Est. Nel 1992, infatti, ha acquistato Berlin Chemie, una delle più importanti aziende farmaceutiche della ex DDR, nata nel 1890 e statalizzata dopo la seconda guerra mondiale. Oggi Berlin Chemie è una eccellenza italiana che ha sconfitto lo scetticismo tedesco, attiva in più di 30 paesi dell’est europeo con un fatturato di 1 miliardo e 600 milioni l’anno e un aumento della produzione del 15% negli ultimi 5 anni. Ma, cosa ben più importante, impiega 6200 persone, 2300 delle quali tedesche, tra cui tanti giovani: “A me piace ricordare le nostre origini, per spiegare anche un po’ la filosofia aziendale – afferma Attilio Sebastio, Direttore Amministrativo di Berlin Chemie – il Gruppo è nato a Napoli e si è prima fortificato nel sud Italia. Quando è stato “pronto” si è esteso in tutta la penisola. Poi, si è ampliato prima nel sud dell’Europa e dopo è “salito” in Francia e in Germania. All’inizio sembrava impossibile che degli italiani potessero realizzare in Germania un progetto imprenditoriale, anche per i pregiudizi che spesso ci accompagnano. Invece non solo siamo entrati nel più grande mercato farmaceutico europeo e nell’ex Unione Sovietica quando è caduto il muro ma abbiamo portato tanto lavoro in un momento di transizione difficile. Infatti invece di smembrare l’azienda e di licenziare i dipendenti abbiamo investito in produzione, marketing, distribuzione, vendite e informazione medico scientifica. Il risultato è che oggi siamo una delle pochissime storie di successo nella privatizzazione delle aziende della ex Germania dell’Est”. Oltre alla produzione, grande importanza è data alla ricerca: “Berlin Chemie oggi è il sito produttivo più grande del Gruppo (che comprende anche gli hub di Firenze, Barcellona e Singapore) e nel 2012 è partito un importante progetto di ricerca nel campo dell’oncologia”. Infine, grande spazio è riservato ai giovani:“I giovani sono il nostro patrimonio, a loro dedichiamo tanta formazione grazie all’alternanza scuola-lavoro: in un certo senso creiamo un “vivaio” di ragazzi che vengono ad imparare da noi ed in seguito hanno la possibilità di entrare in azienda dopo aver acquisito realmente una serie di competenze”. Così quando escono dalle scuole superiori sono pronti per lavorare, perché non esiste “scollamento” tra il mondo della scuola e quello del lavoro: “Anche i diversamente abili sono assunti nella nostra azienda e sono inclusi nello staff al pari degli altri. Attualmente ne sono impiegati 40; a loro affidiamo mansioni più semplici e meno stancanti, sono seguiti da due persone specializzate e tutti loro si sentono parte integrante della nostra grande famiglia”.
Simonetta De Chiara Ruffo