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IL SOCIOLOGO PIZZUTI:” UN’ERUZIONE GIALLO VERDE AL GOVERNO. COME FERMARE LA LAVA VULCANICA DI SALVINI?”

UN’ ERUZIONE GIALLO-VERDE A ROMA. UN IMMAGINE PER CAPIRE

Per illustrare  ad un gruppo di operatori sociali, prevalentemente del centro-Nord, la situazione socio-politica in seguito ai risultati delle elezioni politiche del 4 marzo che hanno segnato <<un forte  mutamento nel rapporto tra gli italiani e la politica…che hanno premiato straordinariamente le formazioni politiche che hanno espresso le posizioni di più radicale contestazione, di vera e propria rottura rispetto al passato>>, come ha osservato icasticamente il Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano all’apertura dei lavori della XVIII legislatura, su questa scia dal mio osservatorio napoletano all’ombra del vesuvio  ho utilizzato un’altra immagine vivida del fenomeno non solo politico.

Questa ascesa nelle istituzioni parlamentari e governative da parte di formazioni politiche non solo  di esplicita rottura di assetti politici consolidati ma di visioni e progettuallità per comodità di linguaggio  definibili “populiste”, si può rappresentare come un’ eruzione bollente di lava che dal profondo di alcune regioni soprattutto del centro-nord per situazioni di impoverimento non solo materiale ma anche culturale di strati “sottoprivilegiati” per dirla con termini weberiani, per insoddisfazioni, rabbie, insicurezze e  paure diffuse a cui dare risposte con metodi diretti ed immediati nel governo del paese, questa lava di bollori popolari raccolti e cavalcati da capi politici riconosciuti, è arrivata nella Capitale e si è consolidata nella legittimazione di un c.d. “governo del cambiamento” insediato a Palazzo Chigi con tutti i crismi costituzionali. Questa “eruzione popolare” al governo del paese, ha certo scottato la “casta”  e le élites professionali, mediatiche, giornalistiche del paese che a mio parere – da Calenda, a Gentiloni per non dire Renzi, stesso Bersani e comprensibilmente l’imprenditore politico Berlusconi – , non hanno compreso la profonda natura di questo fenomeno che sobbolliva sotto la pancia del paese per insoddisfazioni diffuse e la percezione di mancanza di attenzione ai loro problemi nella crisi economica del paese ed era invece raccolto e cavalcato con l’assunzione di pochi temi a carattere difensivo o securitario da capi politici a scopo di consenso e successo elettorale personale. Bisogna notare, a nostro avviso, che a scopo propagandistico  oltre la diminuzione di tasse a famiglie ed imprese,, reddito di cittadinanza per i senza lavoro, e all’impietoso ostinato respingimento di migranti salvati da naufragi, non appare in primo piano una vera progettualità di crescita economica e sociale da perseguire.

Questa lava vulcanica   continua a eruttare nell ’irruenza propagandistica di Salvini, impropria per un Ministro dell’interno senza finora veri contrasti nel governo,  con il Presidente del Consiglio che nella settimana trascorsa è sembrato senza voce. In questa orgia di dichiarazioni di una politica di chiusura dei nostri porti (e confini esterni?) ai migranti salvati dal mare,  si deve rilevare non tanto e non solo l’occupazione dello spazio mediatico secondo una mirata e perversa strategia propagandistica – con una evidente per menti poco accorte riduzione della problematica politica ad un solo problema securitario ed ingannevole per gli stessi strati popolari –  soprattutto è preoccupante aspetto formale dal punto di vista di una democrazia deliberante, cioè l’ambiguità delle dichiarazioni specie in materia di chiusura di porti italiani a navi salvavite che non si comprende se siano solo flatus vocis, annunci agitati per gli elettori di riferimento, o provvedimenti supportati da atti di governo o parlamentari, nazionali ed internazionali. E nel contempo la  divisione delle competenze tra i diversi ministeri, dell’ interno per problemi di ordine e sicurezza e delle infrastrutture per la gestione dei porti. Correttamente su questo giornale Chiara Saraceno eccepiva che sia per la chiusura dei porti sia per il restringimento della protezione umanitaria si trattava di decisioni monocratiche del ministro senza discussione da parte del Consiglio dei Ministri e tantomeno del Parlamento (La Repubblica, 6 luglio 2018, p. 30).  Una voce finalmente si è levata dall’interno del Consiglio dei Ministri da parte della Ministra della difesa in quota 5 Stelle Elisabetta Trenta che ha precisato che non è competenza dell’Interno sindacare in merito all’attracco in Italia della nave Euronavformed che ha sbarcato a Messina 106 migranti. Forse il Ministro Salvini se ne era dimenticato, e pensava di avere la bocca libera su tutta la materia. Dio sia lodato, con rispetto parlando.

Rimane un forte dubbio per gli intenti non solo di Matteo Salvini ma dell’intero governo, se si tratti di un’azione mirante a rispondere  ad insoddisfazioni diffuse di strati di popolazione del paese, o astutamente a implementare disegni politici adombrati in campagna elettorale a cui opporre democratica resistenza.

 

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