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La chiesa di Sant’Antonio a Posillipo tra storia, arte e panorama

La chiesa di Sant’Antonio a Posillipo è visibile, soprattutto di notte, da tutta la città e da una terrazza prospiciente si gode un panorama da mozzare il fiato, oltre ad ammirare una ricostruzione della Madonna di Lourdes.  A pochi passi vi è il leggendario pino di via Orazio per il quale invitiamo il lettore a consultare il mio articolo sull’argomento digitando il link:

http://achillecontedilavian.blogspot.com/search?q=pino+di+posillipo

La fondazione della chiesa risale al 1642 ad opera di fra Paolo Anzalone del Terzo Ordine Regolare di San Francesco, il quale diede inizio alla fabbrica di un piccolo complesso monastico, usato come sanatorio dei frati di Santa Caterina a Chiaia. ed avvenne in un sito all’epoca scarsamente urbanizzato della città, costituito da quattro villaggi rurali collegati con la zona di Mergellina da un’antica strada greco-romana. Sulla lapide di fondazione di leggeva:

« FRATER PAVLVS ANSELONVS FR 3 ORDINIS S.TI FRANCISCI FVUNDATOR OB MAGNAM DEVOTIONEM FIERI FECIT ANNO DOMINI MDCXXXXII »

Le mura dell’antica cappella sono oggi individuabili in corrispondenza dell’attuale sacrestia, così come i locali del convento originario sono riscontrabili nei locali denominati dell'”ex-monastero”.
Nel 1643 fu iniziato l’ampliamento della strada che portava al convento, mantenendo lungo il suo percorso parte delle antiche vestigia romane (pavimentazione romana) e venendo così a costituire un mezzo più agevole per i pellegrini che dalla città intendevano raggiungere l’edificio; la strada, già salita di Santa Maria delle Grazie, venne così indicata come rampe di Sant’Antonio a Posillipo, di cui parleremo in seguito.
La chiesa nel frattempo assurse al titolo di santuario antoniano, prendendo negli anni una forma a navata unica con tre cappelle laterali per ciascun lato ed il convento fu allargato. Divenne luogo di intensa devozione verso il santo di Padova e già nel 1692 il Celano ricordava che “nel giorno festivo del santo è meraviglioso il concorso; vi van le genti dal mattino e poi vi si trattengono a pranzo in tutte queste rive di Mergellina”.
La costruzione della sacrestia fu avviata nel 1750, mentre quattro anni dopo fu la volta dell’edificazione del campanile a pianta rettangolare con cella campanaria ottagonale e bella cuspide in stile barocco; il chiostro del convento di semplice struttura, ultimato nel 1763, conserva varie lapidi ed un bel lavabo di gusto fanzaghiano.

La successiva soppressione degli ordini religiosi, in epoca napoleonica, fece sì che la chiesa passasse al demanio e fosse destinata ad usi civili, sebbene affidata ad un rettore, ex-domenicano scampato ai fatti del 1799.

Nel 1824 il complesso fu affidato ai domenicani di San Domenico Maggiore, anche grazie all’intervento di re Ferdinando II di Borbone che era in ottimi rapporti con l’ordine religioso.

Nel 1845 l’Alvino scrisse: “La piccola chiesa di una cattiva architettura non offre niuna cosa rimarchevole, solo v’è un quadro antico nella prima cappella a destra che rappresenta S. Nicola di Bari”

In effetti i migliori dipinti che fra poco descriveremo provengono da altre chiese, come pure la facciata attuale non è la stessa che ci mostrano i dipinti ottocenteschi, infatti essa venne rifatta nel 1956 e soltanto il tipico campanile a bulbo, arretrato sul lato destro, è quello eretto tra il 1750 ed il 1754.

Le tele più importanti come il Tobiolo e l’angelo, siglata e datata 1791, proviene dalla distrutta San Nicola dei Caserti, mentre il quadro di Andrea d’Aste era già nella chiesa di Santa Maria dello Splendore.

Nel 1944 l’arcivescovo Alessio Ascalesi stabilisce nella chiesa, posta al di fuori delle mura conventuali, la costituzione di una parrocchia che andrà assumendo sempre maggior importanza negli anni anche grazie al nuovo assetto urbanistico della zona (la costruzione del piazzale antistante la chiesa da cui si gode uno spettacolare panorama sul golfo di Napoli è degli anni Sessanta).

Nel 1975-76 vennero eseguiti importanti lavori di restauro e consolidamento e nel 2000 venne ripresa, in occasione del periodo giubilare, l’antica tradizione della processione di sant’Antonio di Padova, a cui la chiesa è dedicata.

La chiesa si presenta a navata unica, con una volta a botte affrescata da Gaetano Bocchetti, e tre cappelle per lato.

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