In seguito alle minacce ricevute da gruppi paramilitari, l’Associazione nicaraguense per i diritti umani (ANPDH) ha annunciato ieri la chiusura dei suoi uffici a Managua. Un portavoce dell’associazione ha dichiarato «ha ricevuto informazioni preoccupanti sul ritorno di pratiche illegali di persecuzione giudiziaria e criminalizzazione senza base legale» che minacciano i suoi attivisti. L’organizzazione guidata da Álvaro Leiva, ha reso noto che i suoi uffici di Managua sono permanentemente «assediati da gruppi armati non autorizzati ricevendo, telefonate minacciose». Di fronte a questa situazione, l’Anpdh ha deciso di chiudere le sue strutture come misura preventiva «per garantire l’integrità fisica e la sicurezza dei suoi membri».
In ogni caso gli esperti di diritti umani, utilizzando la rete come mezzo assistenziale, hanno reso noto che intendono continuare ad «assistere le vittime della repressione». A luglio, l’Anpdh ha ricevuto il premio franco-tedesco per i diritti umani in riconoscimento del suo lavoro. L’organizzazione, ha fornito il bilancio pari a 448 morti nella repressione della rivolta contro il presidente Daniel Ortega che scuote il paese da metà aprile, denunciando cosi una «profonda crisi» della legalità in Nicaragua. Intanto nel paese la tensione non accenna a diminuire e le proteste continuano. In merito si è espresso anche l’ex ministro della salute Lea Guido, «Quello che è successo è un orrore» ricordando che alcuni manifestanti feriti sono morti proprio a causa del rifiuto di intervenire che si è registrato in alcuni ospedali. È criminale negare l’accesso ai servizi medici, gli ospedali diventano così strumenti di repressione»,
Migliaia di persone hanno sfilato sabato a Managua a sostegno dei medici licenziati per avere curato persone ferite nelle proteste di piazza. La situazione appare davvero molto particolare ormai in piena crisi dove sembra venir meno anche i principi fondamentali dei diritti umani.
Raffaele Fattopace
