L’8 settembre, alle 18.00, nella sala convegni della Torre di Summonte, nell’ambito del festival Sentieri Mediterranei, evento co-finanziato dal poccampania 2014/2020,“rigenerazione urbana, politiche oer il turismo e la cultura”, sez. “Eventi di rilevanza nazionale ed internazionale”,sarà presentato il volume di Gianni Festa e Paolo Saggese “Il ’68 degli Irpini”, Delta 3 edizioni. Un dialogo in cui il ’68 degli Irpini diventa il punto di partenza di una riflessione sul presente, dal ruolo dei giovani alle speranze tradite fino all’impegno dell’intellettuale oggi.
Dopo i saluti del sindaco On. Pasquale Giudtta interverranno insieme ai curatori Paolo Saggese e Gianni Festa, lo scrittore Franco Festa, la storica Gaetana Aufiero, il parroco della chiesa di Capocastello don Vitaliano Della Sala. Modererà Floriana Guerriero.
Un volume, quello di Festa e Saggese, che ricostruisce con attenzione a documenti e testimonianze, l’esperienza del ’68 in Irpinia, dalle lotte studentesche alle rivendicazioni di diritti che abbracciavano i diversi strati della società. Tante le voci che animano il volume, la ricostruzione di Franco Festa della città di Avellino e della situazione socio-economica e culturale di
quel tempo; le testimonianze di Antonio Spina, Rodolfo Salzarulo e
Peppino Iuliano, Antonio Di Nunno nel ’69, dedicate al movimento
studentesco a partire da luoghi irpini simbolici come il liceo
“Mancini” e il “Colletta” di Avellino, il “Pascucci” di Dentecane e il
“De Sanctis” di Sant’Angelo dei Lombardi. Grande attenzione è rivolta
anche al punto di vista delle donne, attraverso lo sguardo di Gaetana
Aufiero che restituisce loro il ruolo centrale giocato nel movimento,
Nino Lanzetta si sofferma, infine, sull’impegno del ministro
dell’Istruzione Fiorentino Sullo, Antonio La Penna ricostruisce i
limiti dell’università italiana. In primo piano la Chiesa attraverso
figure di alcuni sacerdoti come Don Michele Grella e Padre Pio
Falcolini, nell’analisi di Domenico Gallo. Una scelta, quella di
riunire in una stessa serata punti di vista di generazioni differenti
che diventa anche l’occasione per tracciare un bilancio delle speranze
deluse del ’68, di un movimento incapace di restare coerente o
comunque di tradurre in pratica gli ideali decantati e inseguiti,
travolto dall’onda del benessere e dagli egoismi individuali o da
eccessi che hanno finito con il far dimenticare il senso profondo
della lotta.