Conviene usare parole chiare, e anche il piu’possibile semplici.
Anche se la politica economica, e ancor piu’ la critica dell’economia politica sono cose assai complesse.
Le forze che governano il Paese hanno messo a segno con la” cosidetta manovra del popolo ” un colpo non da poco.
Di fronte all’intento di usare un po’ di risorse per aiutare chi proprio non ha niente chi mai potrebbe dissentire.
E anche la possibilita’ di andare in pensione qualche anno prima perche’ non dovrebbe ingolosire tanti lavoratori che vivono con fatica e stanchezza gli ultimissimi anni di lavoro?
Per non parlare della possibilita’ di vedersi condonate tasse e imposte non pagate.
In fondo sono aspirazioni legittime e – in qualche caso – anche giuste.
Naturalmente gestire un Paese e fare una politica economica e’ cosa piu’ complessa.
E ‘ giusto aiutare i piu’ poveri e condonare qualcosa a chi non ce la fa a pagare qualche imposta , se però questa spesa non viene finanziata con una patrimoniale ma da chi paga le tasse perche’ con reddito fisso non puo’ evadere c’e’ una passaggio di risorse non dai piu’ ‘ ricchi ai piu’ poveri ma dal mondo del lavoro a quello della disoccupazione senza toccare i redditi piu’ alti e le rendite.
Senza contare che quando si parla di cose finanziarie se aumentano i tassi per un prestito per fare un mutuo non e’ che una famiglia, una giovane coppia o una piccola impresa, cioe’ quello che un tempo era il ceto medio, ne esce valorizzato.
Va bene comunque ma intanto piuttosto che mettere assieme lavoratori e disoccupati , e questi con le classi medie, con abilita’ si punta a dividerli ulteriormente, dico proprio dal punto di vista strutturale, il tutto coperto dalla parola ” popolo ” che evoca una illusoria Unione che nei fatti non c’e’.
Se poi ci metti un po’ di riforma fiscale ( caldeggiata dalla Lega e da tutto il centro destra)che certo non sostiene chi ha di meno, l’operazione politica risulta il capolavoro che e’.
Consenso inevitabile di fatto di tutti perché aiuti i piu’ deboli, messa a riparo dei ceti piu’ possidenti
Ulteriori fratture in quello che un tempo era il vecchio blocco sociale delle sinistre, ( e di fatto l’ossatura della nostra democrazia ), formidabile arma per provocare una Europa ormai alle corde.
Una Europa dal canto suo colpevole di offrirsi al massacro di nazionalismi e populismi piuttosto che piegarsi a una riforma seria della sua necessaria costruzione ( un New deal che riforni i trattati, abbandoni l’austerita’ , rimoduli tempi ed entita’ ‘ dei debiti sovrani, dia alla unita’ della moneta anche una vera unita’ politica e punti con decisione , investendo su istruzione e innovazione ; su crescita e occupazione.
E’ chiaro che questa prospettiva sperata ora non e’ alle viste. Alla mancata riforma democratica dell’Europa si e’ sostituito lo tsunami nazionalista che punta a demolire lo stesso spazio europeo.
E’ una linea oggi fortissima ma che chi si sente a sinistra non puo’ e non deve condividere. Senza per questo tifare per la finanza e per la tecnocrazia.
Canfora ha scritto che gli ingredienti che usano le forze sulla cresta dell’onda sono gli stessi che si usarono nella prima meta del novecento e lui per questo definisce queste forze fascistiche.
Non dice fasciste perché sono cambiati i tempi e nessuno si definirebbe tale ma la politica che fanno e’ quella. Compresa la linea razzista sulla immigrazione,.
Queste forze non scherzano, fanno consensi, intercettano sentimenti che tra la gente ci sono, fanno anche provvedimenti a volte giusti.
Per combatterle – e occorre farlo – servono pazienza, capacita’ di far maturare i tempi e un po’ piu’ di intelligenza di una sinistra divisa oggi tra chi spera che siano i mercati a mettere in crisi il governo e chi plaude alla misure sociali di quest’ ultimo..