In Afghanistan, tra imponenti misure di sicurezza, hanno preso il via le operazioni di voto per le legislative. La data è significativa in quanto coincide con le prime dalla fine della missione di combattimento della Nato nel 2014. Le forze schierate sul terreno, decise dalle autorità centrali, sarebbero circa 70.000 tra militari e agenti di polizia, questi gli uomini, a disposizione per garantire il regolare svolgimento delle politiche. Imponenti le misure di sicurezza, e notevoli i controlli prima di arrivare al seggio. I talebani, ripetutamente hanno minacciato di morte chiunque si rechi alle urne. Esclusa dal voto Kandahar, teatro del terribile attentato nel quale ieri sono stati assassinati dai talebani il capo della polizia, dell’intelligence e il governatore della provincia. Purtroppo, tutta la campagna elettorale è stata segnata da numerosi episodi di violenza, compresa l’uccisione di dieci candidati. I seggi, resteranno chiusi anche nella provincia di Ghazni, a causa di una disputa politica sul bilanciamento etnico: i parlamentari rimarranno in carica fino alla soluzione della vicenda. E non si voterà neppure in dieci distretti, perché sotto il controllo dei talebani. Sono circa nove milioni gli afghani registrati al voto. La commissione elettorale li ha definiti «molto, molto coraggiosi». António Guterres, Segretario Generale dell’Onu, ha incoraggiato tutti gli elettori a «esercitare il proprio diritto al voto e a contribuire allo sviluppo di istituzioni democratiche sostenibili». La commissione elettorale ha reso noto che, non prima di dicembre saranno resi noti i risultati finali dell’atteso voto.
Raffaele Fattopace