Il retail – per i non anglofili la vendita al dettaglio – sta subendo rapide e profonde trasformazioni (esplosione delle vendite sulla rete, prevalere dei centri commerciali sulla “bottega sotto casa”, centri commerciali a loro volta sotto attacco da parte dei discount) che impongono rapide e profonde trasformazioni per sopravvivere. Ma chi è in grado di finanziarle?
La risposta è venuta dall’ incontro promosso da Confimprese dal titolo “Finanza & retail. Nuovi canali e nuovi strumenti per l’attrazione di finanziamenti e investimenti” a Palazzo Mezzanotte di Milano, sede di Borsa Italiana, Sponsor Arca. Gea, October, Retail In.
C’è un rapporto sinergico tra finanza e retail, con il primo che fornisce le risorse necessarie per stimolare la crescita delle reti commerciali: una priorità in questo ciclo economico in cui il mondo del retail cerca di rintuzzare l’offensiva dell’e-commerce.
Per stare al passo con le vendite online cresciute quest’anno del 16% sul 2017 con un fatturato di 27,4 miliardi di euro, è necessario domandarsi quali sono i fattori di aumento della competitività da parte dei player (operatori) tradizionali del retail. Nuovi competitor non sono soltanto le grandi firme dell’e-commerce, ma anche le piattaforme di delivery (distribuzione) che stanno lanciando al mondo della ristorazione una sfida importante. Il delivery ha infatti una penetrazione del 7%, stimata al 30% nel prossimo biennio, con una quota di mercato del 3.3% sul totale ristorazione. Ciò nonostante al consumatore continua a piacere il negozio fisico: le ultime rilevazioni Confimprese segnalano nel fashion (moda) il 49% degli acquirenti ancora attratto dall’esperienza fisica in negozio contro il 37% di chi acquista online.
La strada da percorrere, oltre all’innovazione, passa anche dalla finanza, da intendersi sia come l’ingresso nel capitale aziendale di fondi di private equity sia come quotazione in Borsa. Quest’ultima nel retail è ancora agli albori. Le imprese presenti sul listino al momento sono ancora poche, anche per la complessità e l’onerosità dell’operazione – Unieuro, Autogrill, Eprice, Amplifon, Geox, Stefanel, Bialetti, Oviesse – ma testimoniano che anche in questo settore qualcosa si sta muovendo.
Tra i maggiori e più evidenti benefici dello sbarco in Borsa vi è la possibilità di raccogliere risorse fresche emettendo nuove azioni. Uno strumento, quello dell’aumento di capitale riservato al mercato, che ben figura tra le modalità di finanziamento alternative al classico canale bancario. La finanza è dunque un importante acceleratore di crescita a fronte di avvenimenti che remano in senso contrario, come l’ipotesi di abrogare il Decreto sulle aperture domenicali paventato dall’attuale Governo.
I dati di una ricerca Bain&Company mostrato che le aperture domenicali hanno avuto un impatto positivo (tra il 2 e il 3% in più del volume di acquisto), aiutando il retail italiano a uscire dalla crisi. Qualora il Decreto venisse abrogato, la ricerca stima che ci sarebbero impatti molto negativi sul settore quali una contrazione del fatturato di 19 miliardi, di cui il 5% nell’alimentare e il 10% nel non alimentare. A beneficiarne sarebbe l’e-commerce che si accaparrerebbe parte degli acquisti programmati e parte di quelli a impulso tipici della domenica. Sul fronte occupazionale vi sarebbero ricadute severe con quasi 70mila esuberi per le sole catene.
Tra i fattori principali responsabili del calo del retail a fronte di un aumento dei consumi, vi sono sicuramente l’emergere dei discount e dell’e-commerce, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Come difendersi? Il caso dell’americana Walmart (oggi la seconda catena di supermercati del mondo, soppiantata al primo posto dalla cinese Alibaba) è emblematico: sull’orlo della crisi due anni fa sotto l’attacco di Amazon, è brillantemente riemersa non con i tradizionali sconti ma operando una sinergia con l’ecommerce e affidando la distribuzione dei prodotti ai propri dipendenti che, fuori orario (e con supplementi di salario) effettuano le consegne a domicilio.
Non è certo, aggiungiamo, che in Italia, e in Europa, si possa adottare la medesima strategia considerate, tra l’altro, le garanzie sindacali che caratterizzano il Continente: una conquista che, a prescindere da certi abusi, ci pone da un punto di vista sociale molto più avanti dei neoliberisti d’Oltreoceano.
Ciononostante organizzazioni di distribuzione come Deliveroo (nata, ovviamente, in Gran Bretagna) fa l’8% del settore ristorazione e nel 2025 si prevede che farà il 15%. Non è soltanto questione di numeri: il delivery sta cambiando le abitudini del cliente, incide sui costi che devono aumentare, ed ha quale conseguenza che i fruitori diventano clienti del distributore.
In sostanza, come si è anticipato, per affrontare l’epocale trasformazione diventa fondamentale la finanza che propone, oltre alla classica Borsa, strumenti molteplici che si stanno moltiplicando.
L’apertura dei lavori è stata di Mario Resca, Presidente Confimprese, di Raffaele Jerusalmi, Amministratore delegato, Borsa Italiana. Moderatore e conduttore Enrico Sassoon, Direttore Responsabile, Harvard Business Review Italia.
I lavori si sono suddivisi in due sessioni. La prima sessione ”Retail ed eCommerce: fare fronte alle sfide delle grandi piattaforme tecnologiche ha visto gli interventi di Luigi Consiglio, Presidente GEA; Franco Manna, Presidente e Direttore Generale Sebeto; Paolo Orrigoni, Amministratore delegato Tigros; Marco Preti, Amministratore delegato, Cribis. Nella seconda sessione Rafforzare le strutture finanziarie del Retail: problemi e prospettive sono intervenuti Enrico Casiraghi, Consigliere e CFO Kasanova; Ugo Loser, Amministratore delegato Arca Fondi SGR; Giancarlo Nicosanti Monterastelli, Amministratore delegato Unieuro; Sergio Zocchi, Amministratore delegato October.
Achille Colombo Clerici