Le città coprono il 2% della superfice terrestre ma in esse vive oltre la metà della popolazione del globo che diventerà il 70% nel 2050, risultato di un incremento del fenomeno dell’emigrazione dalle zone rurali esploso con la globalizzazione. Perchè le città – beninteso in rapporto ai differenti livelli dei Paesi nelle quali sorgono – sanno attrarre e trattenere il talento, guidare e gestire i cambiamenti tecnologici e hanno infrastrutture che contribuiscono a un’elevata qualità della vita. Le città sono in grado di garantire uno slancio positivo a lungo termine, le meglio equipaggiate per affrontare le sfide alle quali il futuro potrà sottoporle.
La città intelligente, o smart city per gli anglofili, diventa quindi una scelta obbligata per offrire a milioni di persone compresse in spazi limitati una qualità di vita accettabile, migliore di quella di oggi.
E’ il concetto emerso all’incontro-dibattito “La Smart City del futuro: il suo paesaggio indoor e outdoor” organizzato a Milano da V.I.V.A. Consulting&Management nella sede Azimut Capital Management sgr, corso Venezia 48. Invitati selezionati, professionisti e operatori del settore, tra i quali il presidente di Assoedilizia e dell’Istituto Europa Asia Achille Colombo Clerici.
Gli interventi dei relatori
– Alfonso Femia (architettura come ritmo e sequenza);
Aldo Bottini (edifici e sostenibilità circolare);
Marco Predari, presidente di Universal Selecta (gli arredi indoor: materiali e innovazione) – sono stati moderati
da Ezio Rendina che inoltre ha presentato il libro “La Prossima Città”, a cura di Giuseppe Franco Ferrari , Mimesis 2017, del quale è stato coautore con il capitolo “Il Paesaggio Sonoro”.
Sono stati analizzati casi e soluzioni nei quali la progettazione innovativa svolge il ruolo essenziale, spaziando da soluzioni sostenibili ad arredi outdoor e indoor fino alla definizione del paesaggio nel senso più ampio del termine.
Parigi, per citare, vedrà unito il centro urbano all’Ile de France (una realtà simile a Milano e Lombardia) attraverso 200 chilometri di nuove linee metropolitane mettendo così in collegamento ogni agglomerato urbano, comprese le banlieue, di una regione con 12 milioni di abitanti che producono il 30% del prodotto interno lordo francese. Un investimento complessivo, se si considerano anche alcune opere accessorie e la rivalutazione edilizia delle aree limitrofe operata però da soggetti privati, di 40 miliardi di euro. Fondi interamente pubblici. E uno zinzino di invidia da parte dei milanesi che attendono da trent’anni il collegamento di pochi chilometri con Monza.
Il Grand Paris Express mostra come il futuro delle città passi inevitabilmente dalle infrastrutture. Ma anche da audaci ristrutturazioni come quella che ha interessato lo storico edificio, opera di Vico Magistretti, realizzato alla fine degli anni Cinquanta in Corso Europa a Milano. Completamente svuotato e ricostruito all’interno, dotato di tutte le più moderne tecnologie ecosostenibili, è stato oggetto – nel rispetto delle normative che salvaguardano gli edifici storici – di un’audace realizzazione di ulteriori tre piani, interrati, con lo sfondamento e la ricostruzione delle fondamenta originarie. I piani superiori, tutti open space, hanno reso necessaria la realizzazione di “isole di privacy” ottenute con un sistema modulare, coperto da cinque brevetti, fornito in kit, denominato Chakra: una “stanza” dalle pareti trasparenti ma perfettamente isolata può essere montata in una mattina.
A conclusione, ingentilendo il tecnicismo dell’incontro, l’anteprima dell’esposizione di ritratti di animali di Marina Rigolone.
Achille Colombo Clerici