A New York, presso il palazzo di vetro, l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la settima risoluzione per una moratoria universale della pena di morte. L’iniziativa tesa a provocare la sospensione dell’applicazione della pena capitale in tutti i paesi membri dell’Onu, promossa ogni due anni da un gruppo di paesi. Questo voto, conferma quello del 13 novembre la terza commissione dell’Onu, che si occupa specificamente di questioni relative ai diritti umani quando, aveva votato a grande maggioranza a favore di questa risoluzione. gli stati che hanno adottato il testo sono 123, un numero mai ottenuto prima, nell’ultima tornata i voti a favore erano otto in meno. I principali cambiamenti positivi arrivano dai paesi africani, con sei paesi che vanno dall’astensione o dall’assenza a un voto favorevole: Repubblica Democratica del Congo, Gambia, Guinea Equatoriale, Mauritius, Rwanda e Seychelles. Si conferma così una tendenza globale verso l’abolizione della pena di morte. «Il segnale che la comunità internazionale ha dato con questa ulteriore risoluzione è molto importante, perché reitera la volontà di procedere in questa direzione anche in un’epoca di forti tensioni e violenze», il Ministro degli esteri dell’Italia Enzo Moavero Milanesi, ha dichiarato che: «il nostro paese è sempre stato in prima linea per un’abolizione universale della pena di morte. Il voto di oggi all’Onu, conferma che è possibile lavorare affinché nel mondo non si ricorra più alla pena di morte». Lo scorso 10 ottobre, giornata mondiale contro la pena di morte, António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite ha evidenziato «progressi significativi» dall’adozione nel 2007 da parte dell’assemblea generale dell’Onu della prima risoluzione che chiedeva una moratoria universale della pena di morte. Tuttavia, ha detto, «questa dinamica positiva è contrassegnata da battute d’arresto e la continuazione delle pratiche in violazione dei trattati pertinenti».
Raffaele Fattopace