Se applicato dagli stati – pagando le spese con l’indebitamento pubblico – ha sempre portato a soluzioni nefaste. In antico a guerre. Negli anni Venti del Novecento al disastroso signoraggio praticato dalla Repubblica di Weimar.
Nella finanza privata, ha dato luogo a buchi spaventosi, con conseguenti tracolli a effetto domino.
A parte il caso del suo ideatore, divenuto proverbiale, pensiamo alla piu’ recente vicenda Madoff.
Pagava gli interessi agli investitori, non con il reddito dei capitali accantonati, bensi’ con i versamenti dei nuovi sottoscrittori.
Il sistema, al redde rationem, e’ saltato.
La storia finanziaria e’ costellata di casi Madoff; oggi si rischia persino di perderne la memoria. Chi ricorda piu’ il primo “banchiere di Dio” degli inizi degli anni ’50 ?
Oggi, in casa nostra, ne abbiamo nel pubblico un colossale esempio. E’ il sistema pensionistico. All’inizio, venne impostato secondo i sani criteri del sistema assicurativo, ispirati inizialmente alle societa’ di mutuo soccorso e poi alle compagnie di assicurazione; basati sul principio di capitalizzazione, anche in immobili a reddito.
Poi una costante erosione degli accantonamenti, per fronteggiare le spese correnti. Ed ora un delicato equilibrio tra queste ultime e le contribuzioni.
Taluni chiedono che si proceda ad una ristrutturazione dell’istituto, abbandonando il vigente sistema di ripartizione basato sull’ equivoco per cui i lavoratori dovrebbero credere di versare i contributi sociali per la loro pensione, mentre in realtà le somme versate sono utilizzate per pagare le pensioni di quelli che già ne usufruiscono.
Consideriamo che, dopo aver praticato la politica della cicala in tempi prosperi, non e’ facile ora, in tempi di conti risicati, scorporare parte delle contribuzioni per permettere una capitalizzazione ovvero una garanzia alternativa o suppletiva che sia. Per cui sarebbe gia’ una bella cosa riuscire – forti del fatto che non e’ possibile qui chiedere il rimborso anticipato del capitale – a mantenere in piedi lo ‘schema Ponzi’ senza ulteriori aggravi.
Ma certamente la consapevolezza di questa situazione deve indurci a riflettere seriamente sulla esigenza di riordinare e razionalizzare il sistema pensionistico, eliminando sperequazioni e incongruenze, soprattutto non dilatando ulteriormente il welfare sociale.
di Achille Colombo Clerici